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Contrariamente allo spirito nazionalista che sta aleggiando in Europa, sedimentato negli anni, dai milioni di commenti di risentiti "autospacciantesi intellettuali" per il semplice fatto che lasciano un commento sul web e poi vanno al bar, e contrariamente all'astio anticomunista che aleggia sul web fin dalla sua nascita, tale che è preferibile un miliardo di pagine elettroniche piene zeppe di parole difficili e citazioni erudite, piuttosto che un sano pensiero che sia per la VITA, l'opera di Bloch è una grande opera teologica, vicina alla gente comune, che il web, i nazifascisti con i loro domatori liberali, sta cercando di nazionalizzare in nome di una guerra che verrà. Una delle ultime opere filosofiche, e lo dimostra proprio l'astio con il quale gli "specialisti" si accaniscono contro concetti come "libertà", "democrazia", "uguaglianza", "giustizia", o se preferite contro un'immagine di un Dio vicino agli ultimi. Bloch è un grande filosofo, ha l'anima del filosofo, questi epifenomeni che imperversano sul web scompariranno, i libri di Bloch rimarranno ancora.
Constatando che la sua filosofia atea interessava soprattutto i teologi, Bloch citò Socrate: "Costui mi ha lodato. Che cosa mai avrò detto di sbagliato?" In effetti i suoi errori sono tanti e tali da suscitare imbarazzo. Sul riciclaggio della speranza si veda "Experimentum Mundi". Sul recupero dell'esodo biblico come liberazione si veda Walzer ("Esodo e rivoluzione"). Sull'uso di Giovanni 14, 9 e Apocalisse 21, 23 per sostenere la bontà dell'identificazione ("omousia") tra figli e padri e del collasso fra identità maschile e femminile, sembra di leggere un doppione del puer-senex hillmaniano. Circa quest'ultimo abbaglio: ogni testo introduttivo di biblistica ammette che il libro della Genesi sia la sintesi, pessima, di due o più fonti redazionali, la Sacerdotale e/o Elohista e la Jahvista. Il racconto secondo la prima fonte andrebbe da 1, 1 a 2, 4a, mentre il racconto secondo l'altra fonte proseguirebbe da 2, 4b a 2, 25. Finora il versetto 2, 24: "L'uomo [...] si unirà a sua moglie e saranno una stessa carne" è stato sempre interpretato in base a "Siate fecondi e moltiplicatevi", che però ricorre in 1, 22.28. Dunque il matrimonialismo e il familiarismo sono un'esegesi della redazione Jahvista nella prospettiva Sacerdotale e/o Elohista. Cercando invece un minimo di maggiore coerenza col tentare di comprendere il secondo racconto per conto proprio, spunta fuori qualcosa d'imprevisto: non si sa cosa significhi e possa indicare quella "stessa carne" come unione dell'uomo e di sua moglie. Basta un'infarinatura d'emergentismo, sopravvenienza e superadditività per riconoscere che il tutto è diverso dalla somma delle singole parti. Se da Adam nascono Adamo ed Eva, eppure si è sempre inferito che allora Adam, prima della scissione, dovesse essere ermafrodita, Rebis, androgino, ginandrico, bisessuale. Ma quest'idea delle due metà la cui mèta è il ricongiungimento ("syn-bolon") matrimoniale/sizigiale è un'influenza della filosofia greca, quella del "Simposio" platonico, e non ha nulla a che spartire col mitologema ebraico.
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