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L'assommoir - Émile Zola - copertina
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1991
Tascabile
17 luglio 1991
496 p.
9788817168304

Valutazioni e recensioni

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Luciano Vitacolonna
Recensioni: 3/5

Il romanzo è "potente", è un vero capolavoro del naturalismo francese, anche se non mancano alcune cadute romanticheggianti. Il vero problema dell'edizione BUR è la traduzione, che andrebbe rivista, aggiornata e resa più moderna. Soprattutto andrebbero corretti i nomi, sia perché alcuni sono sbagliati (il figlio di Gervaise non si chiama Stefano nell'originale), sia perché è assurdo italianizzarli.

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Bartolomeo Di Monaco
Recensioni: 5/5

In questo libro, in alcune parti finali, sfugge al grande scrittore il controllo del sentimento e vi sono accenti romantici che non mi aspettavo. Come nel XII capitolo, quando la sfortunata protagonista Gervaise viene presa da una profonda disperazione. Ma lo stile che innalza il libro al livello di capolavoro resta incontaminato: la misura vi detta legge. Anche qui Zola rende immortali scorci di una Parigi che gli deve molto della sua popolarità nel mondo. La descrizione del lavatoio dove si recano le lavandaie e dove si intrecciano liti e pettegolezzi ne è un esempio. È l'apertura del libro. Memorabile è anche, nel VI capitolo, la descrizione della fabbrica dei chiodi dove lavora il bel Goujet, qui è titanica la sfida tra il giovane ed un compagno di lavoro, per forgiare un enorme chiodo, davanti ai begli occhi di Gervaise. Parigi sotto la neve, con Gervaise che gira disperata nella notte per prostituirsi nella speranza di alleviare così i morsi della fame, è una pennellata che fa dimenticare, nel XII capitolo, i piccoli cedimenti del cuore. Con Zola, le miserie e le sofferenze del proletariato acquistano dignità e s'innalzano a protesta universale di uno sfruttamento dell'uomo, che ancora oggi, sebbene attenuato, permane.

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Émile Zola

1840, Parigi

Scrittore francese. Rimase presto orfano e trascorse l'infanzia e la giovinezza in gravi ristrettezze economiche. Prima di raggiungere il successo con i suoi romanzi, visse lavorando presso la casa editrice Hachette e facendo il giornalista, attività che non abbandonò mai del tutto. Considerato il caposcuola del naturalismo letterario, fu al centro di numerose polemiche artistiche, impegnandosi, tra l'altro, nella difesa di Manet e degli impressionisti ("I miei odii", 1866). Ma l'avvenimento più clamoroso della sua vita è legato al caso Dreyfus. Schieratosi con gli innocentisti, denunciò il complotto militarista e reazionario con la famosa lettera aperta (J'accuse) pubblicata su "L'Aurore" (1898). Condannato a un anno di carcere, per evitare la prigione,...

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