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Molto lento e a tratti veramente noioso. La parte "gialla" è veramente minima. Alcuni spunti ironici in un libro nel complesso molto pesante.
come tutti i romanzi di montalban con protagonista Carvalho anche questo non va considerato un semplice giallo. il motore narrativo dell'intreccio poliziesco (e qui anche di spionaggio...) serve solo allo scrittore per muovere il detective nella spagna dei primi anni '80 come uno strumento di scoperta della spagna neodemocratica. Se a qualcuno le digressioni intellettual-politiche del libro sembrano "noiose", non si può invero negare che esse sono parte fondamentale dell'indagine dello scrittore sul comunismo europeo e spagnolo di quegli anni, tema di questo romanzo. Notevole l'analisi della sinistra scritta ben 10'anni prima del crollo del muro. se i primi libri di carvalho vogliono essere indagini sulla spagna nel trapasso tra dittaura e democrazia, qui lo sguardo va ad abbracciare la fine del mito del comunismo europeo tout court. i libri di montalban sono scritti con uno stile forse "cerebrale", pesante per qualcuno, ma incredibilmente godibili proprio per questo, per il linguaggio tra il cinico, l'ironico e il distaccato che non decrive la realtà ma la interpreta . uno stile che va saputo abbracciare. Non facile di primo acchito ma avvolgente una volta compreso e assecondato. Per questo i suoi sono romanzi non solo gialli, ma semplicemente di alta narrativa contemporanea.
Interessante l'atmosfera storico-politica, ma non riesco ancora ad appassionarmi alle peripezie di Pepe Carvalho
Recensioni
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scheda di Puccini, D., L'Indice 1984, n. 2
Va detto subito che si tratta d'un libro gustosissimo, scritto da un narratore di brillante e felice ingegno. E che se non andrà nelle liste dei "best sellers" sarà perché non è firmato da un nome che suoni, che so io, Budd Stanley Cross o Mike Norton. Effettivamente c'è, in questo romanzo poliziesco, tutto quello che serve per far divertire e sedurre il lettore: la solita dialettica ricerca dell'assassino, la violenza, il sesso, il colpo di scena, la barzelletta, l'ironia, il sarcasmo e persino un sotterraneo (ma non tanto) riferimento politico. Ma proprio perché c'è tutto, davvero tutto, spunta ben presto nel lettore l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di confezionato, di perfettamente confezionato, ben composto di tutti i sapori che soddisfano il suo gusto e realizzano il suo diletto. La metafora del buon pranzetto diventa, a questo punto, d'obbligo: poiché dietro il protagonista, il detective Pepe Carvalho, e presumibilmente dietro l'autore, si cela un raffinato buongustaio, sempre pronto a sciorinare tante ricette succulente.
Il senso del confezionato toglie alla narrazione quel che di "necessario", cioè quella ferrea causalità che ogni buona narrazione deve possedere per essere opportunamente pregnante e funzionale.
Giornalista di razza e scrittore assai dotato, Vàzquez Montalbàn merita, comunque, un posto di rilievo nella attuale, anche se povera, narrativa di Spagna, nazionalità interne comprese (con qualche felice eccezione per la Catalogna).
Il maggior pregio del libro, a cui auguriamo un buon esito presso i lettori, come ne ha già avuto, anche in Italia, presso i critici, sta nel diffuso umorismo, che trova calore e profondità quando tocca appunto con penetranti e sottili allusioni la materia politica. A buona ragione, visto che come membro fino a qualche tempo fa (non so se ancora) del Comitato Centrale del PC spagnolo, Vàzquez Montalbàn sa di che parla, ed è il visitatore più acuto che una narrazione parapolitica potesse avere: è insomma questa "idea" implicita che dà nerbo persino al "dejà vu" (Carvalho come Marlowe) del buon romanzo, per giunta benissimo tradotto.
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