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Anno edizione: 2013
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Aspettando la paura presenta la traduzione integrale di una raccolta di otto racconti scritti tra il 1972 e il 1977 dall'autore turco, figura di grande rilievo e originalità nel panorama letterario della Turchia negli anni settanta, scomparso prematuramente nel 1977, a soli quarantatre anni. Si tratta di racconti brevi, eppure ricchi di contenuti e spunti preziosi per avvicinare il lettore al particolare disagio vissuto da coloro che non sono stati in grado di mantenere contatti, legami di rapporto con la società nella quale si sono ritrovati a vivere le loro vite, marginalizzati perché considerati alienati, buoni a nulla o, peggio, inopportuni. Quella che Atay fa mediante questi racconti non può essere definita una critica sociale di vasta portata, ma non ci troviamo nemmeno di fronte a una distaccata descrizione di una serie di vicende che coinvolgono esclusivamente i personaggi oggetto di narrazione. Si tratta piuttosto del tentativo di raccontare l'estraniazione patita da una vera e propria tipologia di individui, che per varie ragioni vengono percepiti (e si percepiscono) come difetti, storture della società, devianze dal vivere secondo determinate regole e convenzioni, più o meno cogenti. Di quelli che, con sguardo esterno, potremmo definire come vittime di una situazione di insostenibilità sociale, ed è doveroso il riferimento alla sua opera più importante, il romanzo Tutunamayanlar (letteralmente: "Quelli che non sono in grado di connettersi, di porsi in relazione a/con"), pubblicato nel 1972, non ancora tradotto. L'oscillazione della narrazione tra dinamiche di gruppo e vissuto individuale dei personaggi è costante ma non ostinata, resa non tanto con una netta presa di posizione (che in questi contesti equivarrebbe a un'aperta denuncia), quanto con un'attenta e per quanto possibile oggettiva esposizione degli avvenimenti, verosimili o meno. È innovativo l'approccio alle problematiche affrontate nel corso dell'opera, segno di come Atay fosse certamente un ottimo conoscitore della letteratura e della cultura tradizionalmente definite "occidentali", ma non un loro ammiratore infatuato (e quindi acritico), limitato dalla pedissequa emulazione di forme narrative, dallo scontato rimando a contenuti già esplorati in precedenza da altri prima di lui. Allo stesso modo, tuttavia, non è possibile considerare Atay semplicemente come un seguace, un remissivo esponente di una corrente ideologica o stilistica in patria, ed è per questa particolare prospettiva che la sua produzione viene considerata dalla critica turca una delle più influenti del XX secolo (si veda a tale proposito la postfazione di Orhan Pamuk). Aspettando la paura è insomma opera di un autore turco che dev'essere a ragione collocato in un discorso letterario di più ampio respiro, degno di costituire una tessera in più del vasto mosaico della letteratura di Turchia, che purtroppo è il più delle volte conosciuta solo superficialmente nel resto d'Europa, in generale, e in Italia, in particolare. Francesco Boraldo
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