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Recensioni Articolo 353 del codice penale

Recensioni: 5/5
Romanzo evento dell’ultima stagione letteraria in Francia, celebrato come l’opera di un Camus dei nostri tempi, Articolo 353 del codice penale costituisce una splendida conferma del talento di Tanguy Viel.

Vincitore del Grand-Prix RTL-Lire

«Chi vincerà? La legge, la morale o l'etica? La risposta è in questo magnifico romanzo che si legge tutto d'un fiato.»L'Express

«Tanguy Viel usa i suoi personaggi per arricchire il romanzo di riflessioni metafisiche sul male nell’uomo – immergendo Martial Kermeur in una “notte interiore” e esaltando il suo dramma ordinario in una lezione autentica dell’oscurità.»Livres

«Attenzione, gran libro! Un noir sociale dove il disinganno diventa suspense e la confessione di un uomo, che ha perduto tutto ma non la sua dignità e la sua onestà, genera un autentico thriller.»Jérôme Garcin

«Un romanzo di grande valore.»Paris Match

«Quello che rende speciale questo racconto è lo spostamento continuo del movente.»Ilaria Zaffino, Robinson, la Repubblica

Martial Kermeur è seduto su una sedia di legno, in fondo a un corridoio buio del palazzo di giustizia di Brest. Di fronte a lui un giovane giudice istruttore, sprofondato nella sua poltrona di pelle. Kermeur non ha opposto alcuna resistenza quando i gendarmi hanno suonato alla sua porta. Si è lasciato ammanettare, ha preso il cappotto all’ingresso e li ha seguiti senza proferire parola. Al giudice, che sembra avere tutta l’intenzione di capire con calma perché è un assassino, reo confesso dell’omicidio di Antoine Lazenec, agente immobiliare, Kermeur non esita a offrire la sua ricostruzione degli eventi. Lazenec è arrivato anni prima sulla costa a bordo di una Porsche 911. Aveva l’aria di uno di quei tipi che si incontrano per strada con una ventiquattr’ore piena di polizze di assicurazione o di mazzette di banconote e chili di cocaina. Scarpe italiane a punta, giacca nera e una camicia un poco aperta come quelli di Parigi, si è presentato un giorno con fare risoluto al «castello», la casa con pietre enormi e tegole d’ardesia che domina il borgo sulla costa. Kermeur era l’intendente del «castello», tosava l’erba del prato, tagliava le siepi e abitava nella vecchia dimora con il piccolo Erwan, il figlio avuto in custodia dopo il divorzio da sua moglie. Una sistemazione dignitosa dopo il licenziamento dall’arsenale, ottenuta grazie a Le Goff, il sindaco di quel borgo di cinquemila anime, un «buon sindaco» agli occhi di Kermeur e della gente. «Complesso immobiliare», «investimento locativo», «parco residenziale»: Lazenec ha parlato come un moderno «uomo di progetti». E ha subito sedotto Le Goff, che non vedeva l’ora di cedere «castello» e parco per far fronte alle scarse risorse del Comune. Kermeur non è il tipo da lasciarsi incantare dalle belle parole, tuttavia non ha esitato a investire i soldi dell’indennità dell’arsenale nel progetto dell’uomo dei sogni pur di offrire un futuro decoroso a Erwan. Anni dopo, l’uomo dei sogni, Antoine Lazenec, è annegato a cinque miglia dal porto di Brest, buttato nelle fredde acque dell’oceano da Martial Kermeur, ex intendente del «castello» del borgo sulla costa.)
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