Einaudi ha da poco inaugurato una nuova collana, la "Piccola Biblioteca Einaudi Mappe Arte" con un progetto ampio sia dal punto di vista cronologico che geografico. Al momento sono usciti in contemporanea i primi due testi, questo di Liliana Barroero e L'arte del Quattrocento a Nord delle Alpi di Frédéric Elsig; sono in uscita un volume di Tomaso Montanari sul barocco e uno di Michele Tomasi sul Trecento europeo, e l'anno prossimo, fra gli altri, un testo di Cinzia Pieruccini sull'arte indiana, a dimostrazione dell'ampiezza del progetto editoriale. Gli autori sono invitati a seguire una struttura ben definita: una prima parte dedicata alla sintesi storiografica, da cui emergono le linee più significative di una determinata cultura figurativa, e una seconda di immagini ordinate cronologicamente, affiancate da schede analitiche. Il volume di Liliana Barroero ha centrato l'obbiettivo, offrendo al lettore un testo ricco, nella prima parte, di chiavi di lettura stimolanti e, nella seconda, di altrettanto incisivi contributi all'approfondimento. Il testo si apre con una riflessione sul tema delle etichette "periodizzanti" create dalla storiografia artistica e sulla crisi delle stesse. Sotto accusa, in particolare, la nozione stessa di neoclassicismo (ma il discorso vale per il manierismo come per il barocco), motivo per cui il termine neoclassico non compare mai nell'opera, a dispetto dell'arco cronologico preso in considerazione. Barroero si sofferma a spiegarne le ragioni, analizzando sia i presupposti teorici collegati a questa come ad altre "etichette", sia il generalizzato rifiuto della storiografia artistica più avveduta a considerare i supposti movimenti periodizzanti non solo come contenitori storiograficamente certi e obbiettivi, ma anche come fasi di un coerente sviluppo storico di natura evolutiva. Una dichiarazione di programma, quella dell'autrice, che supporta l'intero telaio della sua narrazione e le ha consentito di ricostruire il complesso e disarticolato panorama europeo della cultura visiva "da Pirenesi a Canova" attraverso una rete ben definita di manifestazioni sia artistiche che letterarie e istituzionali, nel loro intreccio di connessioni, dialoghi, confronti, dissonanze. Le tante figure di artisti che popolano questa compatta ricostruzione sono costantemente messe in relazione con il clima culturale che esse stesse hanno contribuito a generare, assieme ad altri protagonisti, altrettanto significativi, come i collezionisti, i mercanti, i "gran-turisti", gli storici e i critici d'arte. L'andamento della narrazione si dirama lungo le rotte delle capitali europee, rilevando le continue connessioni tra i protagonisti e le locali accademie o i vivacissimi periodici specializzati, a cui l'autrice concede adeguato spazio. Barroero, raffinata studiosa, tra l'altro, anche di cultura romana del Settecento, ha sottolineato la centralità di Roma nei decenni presi in considerazione. Una città politicamente sempre meno rilevante ma sempre più carismatica sul piano culturale, perché crocevia internazionale di presenze intellettuali di primissimo piano e crogiuolo delle più diversificate sperimentazioni linguistiche. Nella capitale pontificia si espressero o semplicemente attinsero linfa vitale, in sostanziale reciproca tolleranza, i più entusiasti fautori dell'imitazione dell'antico, i primi cultori ed esegeti dell'età medievale e di quella cinque-seicentesca, insieme ai più arditi visionari, insensibili ai canoni. Il volume mantiene comunque vivo un respiro europeo, in cui trova posto un personaggio come Goya, in una Madrid segnata dalla presenza di Tiepolo, Giaquinto e Mengs ma capace, proprio nell'ultimo decennio del secolo, di aprirsi ai temi dell'inconscio, del sublime e del fantastico. Accanto a Goya, le prime espressioni di revival goticizzante in chiave identitaria, diffusosi in Gran Bretagna ma anche nella cultura scandinava e germanica, fino alle tentazioni arcaicizzanti di un Blake o di un Carstens. Attenzione merita anche il repertorio delle schede, chiare e documentate, che si succedono in ordine cronologico, partendo, non certo a caso, dalla splendida Allegoria delle arti di Pompeo Batoni, datata 1740. La ricca teoria di immagini si chiude con la Venere Italica di Canova (1804-11): nel mezzo, una straordinaria varietà di artisti che testimonia la varietà di indirizzi culturali dell'arte europea del Settecento. Orietta Rossi Pinelli
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