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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2022
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«Avendo fuggito ogni altro lavoro per paura, mi ritrovo a fare il lavoro che fa piú paura a tutti.»
«Paolo Milone ambienta a Genova un romanzo unico che parla di malattia mentale. Duecento pagine tra le più belle, inusuali e poetiche degli ultimi anni» - Nicola Lagioia, Robinson
«Una dichiarazione di compassione per se stesso, che è l'unico punto di partenza legittimo per andare verso gli altri» - Valeria Parrella
«È un libro che fa venir voglia di mollare tutto, cambiare vita, fare qualcosa di utile per gli altri» - Daria Bignardi
«L'arte di legare le persone immerge il lettore nel mondo della malattia mentale con uno sguardo in bilico tra poesia, ironia e disincanto» - Alessandro Beretta, la Lettura
Quante volte parliamo dei medici come di eroi, martiri, vittime... In verità, fuor di retorica, uomini e donne esposti al male. Appassionati e fragili, fallibili, mortali. Paolo Milone ha lavorato per quarant'anni in Psichiatria d'urgenza, e ci racconta esattamente questo. Nudo e pungente, senza farsi sconti. Con una musica tutta sua ci catapulta dentro il Reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianità umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte. Tra queste pagine cosí irregolari, a volte persino ridendo, scopriamo lo sgomento e l'impotenza, la curiosità, la passione, l'esasperazione, l'inesausta catena di domande che colleziona chiunque abbia scelto di «guardare l'abisso con gli occhi degli altri».
«Si riesce a lavorare in Psichiatria solo se ci si diverte. Io mi sono divertito per anni. Non tutti gli anni: non i primi – troppe illusioni, non gli ultimi – troppi moduli, non quelli di mezzo – troppo mestiere». Ci sono libri che si scrivono per una vita intera. Ogni giorno, ogni sera, quando quello che viviamo straripa. Sono spesso libri molto speciali, in cui la scrittura diventa la forma del mondo. È questo il caso dell' Arte di legare le persone , che corre con un ritmo tutto suo, lirico e mobile, a scardinare tante nostre certezze. Con il dono rarissimo del ritratto fulminante, Paolo Milone mette in scena il corpo a corpo della Psichiatria d'urgenza, affrontando i nodi piú difficili senza mai perdere il dubbio e la meraviglia. Cosí ci ritroviamo a seguirlo tra i corridoi dell'ospedale, studiando le urla e i silenzi, e poi dentro le case, dentro le vite degli altri, nell'avventura dei Tso tra i vicoli di Genova. Non c'è nulla di teorico o di astratto, in queste pagine. C'è la vita del reparto, la sete di umanità, l'intimità di afferrarsi e di sfuggirsi, la furia dei malati, la furia dei colleghi, il peso delle chiavi nella tasca, la morte sempre in agguato, gli amori inconfessabili, i carrugi del centro storico e i segreti bellissimi del mare. Ci sono infermieri, medici, pazienti, passanti, conoscenti, caduti da una parte e dall'altra di quella linea invisibile che separa i sani dai malati: a ben guardare, solo «un tiro di dadi riuscito bene». Ecco perché non si potrà posare questo libro senza un'emozione profonda, duratura, e senza parlarne immediatamente con qualcuno.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non è di facile approccio perché la scrittura è frammentata, quasi poetica, quasi fatta di haiku estesi, ma è indimenticabile. Chi sono i pazzi? Chi gli psichiatri? Il dramma della vita e di una realtà che per molti di noi è per fortuna lontana ed oscura. I malati di mente vengono qui visti in una luce reale, con molta compassione e professionalità. E dei metodi può parlare solo chi ci vive insieme.
Romanzo che racconta la vita del reparto psichiatrico sotto forma di poesia, l ho trovato molto bello, alcune parti portano ad una riflessione approfondita sulle sensazioni e su quanto siamo fortunati a non essere in certe situazioni, molto consigliato!
Si può scrivere un diario di bordo in un reparto di psichiatria? Paolo Milone con poche semplice parole, riesce a trasmettere la normalità in un reparto al di fuori della vita normale. Tante frasi che colpiscono come un pugno nello stomaco ma che allo stesso tempo ci permettono di riflettere e osservare chi abbiamo accanto.
Recensioni
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Paolo Milone quotidianamente «guarda l’abisso con gli occhi degli altri». Dice di essere «una specie di pompiere» che va a recuperare persone perdute, «come in un incendio o in alto mare».
Milone non è però un pompiere, ma uno psichiatra, e ciò che deve fare è salvare chi rischia di cadere nell’abisso.
In questo libro racconta la sua quarantennale esperienza, in un susseguirsi di brevi paragrafi in cui si alternano le storie dei pazienti, dei colleghi, la vita professionale e personale, il tutto in un flusso di coscienza che crea contrasto e dà allo stesso tempo un grande senso di realtà: un attimo prima lo psichiatra è costretto a confrontarsi con il dramma del suicidio di una ragazza che aveva in cura, un attimo dopo deve ricordarsi di comprare il latte prima di tornare a casa per evitare la solita discussione con la moglie.
L’autore propone una visione del suo lavoro desacralizzata, estremamente concreta, l’aspetto intimo dello psichiatra è raccontato anche negli aspetti più controversi: viene tratteggiata con ironia la complessità del destreggiarsi con “l’abisso” e la vita di tutti i giorni, quanto sia complicato non sprofondarci a propria volta, mettendo spesso in campo soluzioni inedite.
Un libro fuori dal coro, originale per organizzazione della trama e stile narrativo, ma soprattutto un libro che racconta con realismo e al contempo delicatezza le difficoltà della malattia mentale, per chi le vive e per chi se ne occupa lavorativamente.
Recensione di Maura Pruneri
A cura del Master Professioni e prodotti dell’editoria - Collegio Universitario "Santa Caterina da Siena” in collaborazione con l’Università di Pavia
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