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Il Seicento, in storia dell'arte e nelle pubblicazioni che lo riguardano, sembra dominato dalla figura ingombrante di Michelangelo Merisi, conosciuto come Caravaggio. Al massimo si allarga ai cosiddetti "caravaggeschi" e tra loro ad alcune figure specifiche e "cool" come Artemisia Gentileschi e pochi altri. Ma il seicento fu un secolo ricchissimo e questo libro di Frascarelli ci permette di capirne l'estensione e il senso profondo. Oltre Caravaggio (ma ovviamente, non a prescindere da Caravaggio) si sviluppa il "grande secolo" della "rivoluzione scientifica" e del rinnovamento filosofico che l'accompagna; un secolo che mette tra parentesi Aristotele e Platone e 'riscopre' le filosofie 'altre' dell'antichità: presocratici, epicurei, scettici, cinici, stioici, e con essi una filosofia che con Galileo e Bruno, metteva al centro una visione nuova della natura avulsa da ogni disegno creazionistico e provvidenziale: uno stile di pensiero libero che allontanava da sé "l'illusione di trovare cause prime, perché non esistono" e che assume come abito il dubbio per contrastare dogmi e "false certezze". Ecco il 'libertinismo' che compare nel titolo di questo saggio bellissimo e importante. Libertinismo che viene quindi inteso non solo nella accezione (ristretta) con la quale correntemente si usa, ma nella sua complessità culturale di 'libero pensiero' e di critica radicale agli stili di vita, di pensiero e di cultura coevi (non escluso, ovviamente, quello erotico} . In tutto questo un ruolo decisivo assume la pittura che rivendica una 'libertà piangendi' pari a quella della 'libertà philosophandi'. E qui vengono alla ribalta i grandi esclusi di quella storia di cui dicevo sopra, che sono molti, dai fiamminghi italianizzati, calati in Italia sulle orme di Caravaggio, ai francesi e gli spagnoli che gravitavano su Napoli e Roma (Ribera) agli italiani come Salvator Rosa, Caroselli, Castiglione, Filippo Napoletano e altri, che rinnovarono radicalmente la pittura del secolo.
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