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Argonauta è un lavoro raffinato, che ad un primo ascolto può lasciare confusi per la varietà di atmosfere ed il ricco e predominante contributo dell’elettronica; ciò che può renderne pesante l’ascolto è il fatto che a prevalere sono sonorità cupe ma ad una fruizione più attenta, emerge l’abilità dell’autore di immedesimarsi in “ruoli” sempre diversi e spesso non ordinari. Il brano d’apertura “Lo scivolo” e l’irrequieto e squisitamente partenopeo “Ostinato sud” sono entrambi caratterizzati da una struttura piuttosto semplice e catturano per le melodie orecchiabili; la title track affascina grazie all’alternanza dell’attacco della chitarra elettrica amplificata, lento e drammatico – con richiami ai Pink Floyd – ed i toni tenui del trombone nella melodia funerea. Multiforme, “Gatte su marte”, a metà tra l’elettronica, la fusion ed il rock, vede protagonista, nella prima parte, una voce metallica che ripete termini riferiti all’informatica, accompagnati da suoni elettronici, il tutto privo di melodia; subentrano, poi, i riff di chitarra elettrica e quelli del trombone ma si cambia ancora ritmo, come nella narrazione di una storia e la batteria introduce un andamento funky su cui si appoggia il suono distorto di una chitarra e quello del trombone swingante e sensuale dall’effetto ipnotico; inaspettatamente, rientra la serie di rapidi riff di chitarra e trombone che ci riportano alla partenza. Rarefatta l’atmosfera di “Giusy”; nel lento attacco languido, lo strumento del leader presenta una timbrica più ruvida ed il tema principale viene interrotto dagli assolo di Davide Costagliola al basso e Giovanni Francesca alla chitarra.“A sharp” suona meno orecchiabile delle prime composizioni ma più ritmato ed attinge alla fusion anni ’70; la melodia è cantata dal trombone sui riff della chitarra elettrica, che si concede qui un assolo più vivace.
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