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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Un sestante per navigare tra gli scogli della stima di sé
«Il narcisismo abita i nostri amori e tutte le relazioni. Può essere fragile o contundente. Finché cerchiamo di rinchiuderlo in una definizione, non lo capiremo. Occorre una bussola psichica per navigare nei mari insidiosi della stima di sé, tra isole che si chiamano Insicurezza, Egocentrismo, Rabbia, Invidia, Vergogna.»
Narciso era un giovane di grande bellezza, nella quale annegò dando vita a un fiore. Ovidio lo raccolse e ne fece un mito, Freud una realtà psichica: il narcisismo. Abita i nostri amori, attraversa i nostri discorsi, seduce politici e artisti, ma anche criminali. Funambolo dell'autostima, Narciso cammina sul filo teso tra un sano amore di sé e la sua patologica celebrazione, che può diventare una diagnosi: il disturbo narcisistico di personalità. Finché cerchiamo di rinchiuderlo nella gabbia di una sola definizione, non lo conosceremo: ci serve un sestante per navigare tra gli scogli della stima di sé. Ci sono narcisisti arroganti oppure timidi, con la pelle spessa o sottile. Tutti nuotano in un arcipelago di possibilità: saziati dalla prepotenza, circonfusi dal carisma, baciati dal successo, afflitti dalla depressione, tormentati dall'insoddisfazione, abitati dal vuoto, suicidi per frustrazione. Possono avvelenare una relazione fino al sadismo e manipolare gli altri fino alla psicopatia. Sono braccati da cinque fiere: l'egocentrismo, l'insicurezza, la rabbia, l'invidia e la vergogna.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Molto interessante per capire un tratto di personalità molto diffuso ai nostri tempi. L'autore alleggerisce le definizioni più tecniche con esempi tratti da film e romanzi.
Contrariamente al giudizio di Maria Antonietta, ho trovato il libro molto documentato sul piano clinico. Interessante anche la disamina dei vari psicoanalisti che a partire dagli anni '80 si sono occupati di questo disturbo di personalità, e la descrizione del loro percorso di pensiero. Ho trovato colte le varie descrizioni del mito di Narciso, che contribuiscono a fare del libro non solo un testo di psicoanalisi ma anche un libro non monolitico e di gradevole lettura.
Se non è il perno dell'intero studio che attraversa il libro, la riflessione che segue (che si trova a pagina 99) ne è almeno una delle chiavi più potenti, più centrali: "La tragedia che assiste le persone narcisiste è l'incapacità amorosa: le caratteristiche delle loro relazioni amorose sono un indicatore diagnostico". Quattro righe prima, non a caso, l'autore afferma questo come un assioma senza ritorno, quando ci ricorda che l'amore "è il peccato originale del narcisismo". Tutte le altre variazioni sul tema, che nel libro si intrecciano pregnanti e accurate, sembrano però essere gregarie rispetto a questo dettato, che è in fondo il tema dei temi: dare per essere, far arretrare il Sé, domarlo o almeno calibrarlo in una misura di riconoscimento che non ecceda quella lastra d'acqua dove incontriamo il nostro colmandolo di tributi e di autostima. Ci si può riuscire in questo tempo delegato alla macchina? Il prurito d'essere in ogni angolo della terra con un clic tempera questa tristissima faccenda? Leggiamo: "La credenza alla base dei selfie non è 'mi vedo dunque sono', ma 'sarò visto dunque sono'. La tragedia dei selfie non è fotografarsi nella bellezza affettuosa o buffa di un autoritratto, ma ritrarsi e ritoccarsi per poi riprodursi in migliaia di sé da far rimbalzare sui social. E' il bisogno di riconoscimento, per molti è proprio fame. Dietro ogni fenomeno narcisistico c'è sempre la speranza di essere notati, forse per essere amati". Doppia disperazione allora: gettarsi notte e giorno nella ridente solitudine di un plasma che pur tenta di lenire vuoti e carenze enormi e non capire invece (oppure saperlo benissimo e non dirselo) che spesso dietro quelle scelte c'è solo il grido di un bisogno mortale, di un narcisismo che è regola di mondo, ahimé scadente. E' l'albero compiaciuto senza il frutto, la regina che interroga lo specchio e ne esce trafitta, smaccata, perché non sa uscire fuori da sé e toccare l'umile verità dei suoi limiti. Libro riuscito, bellissimo.
Recensioni
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