L’autrice racconta in questo romanzo la vita di Giuseppe Arcimboldi, pittore conosciuto in tutto il mondo per i suoi ritratti costruiti con sapienti accostamenti di frutta e verdura. Dopo gli apprendimenti nella bottega milanese del padre Biagio, Giuseppe Arcimboldi riesce a delineare un percorso artistico personale, e con l’appoggio dell’arcivescovo Giovanni Angelo Arcimboldi, suo nobile parente, realizza inizialmente opere a sfondo religioso. In seguito diventa pittore di corte a Vienna e poi a Praga. Inventore e regista di fasti nuziali, soddisfa la sete di meraviglia degli Asburgo, suoi potenti estimatori. Nella varietà cromatica e nelle fogge dei costumi fantastici emerge l’esperienza acquisita nelle sfilate carnevalesche della sua città natale. Ambizioso e creativo, il pittore milanese inizia a modificare l’immagine della realtà con un gusto nuovo, mai visto prima. Le sue “teste composte” mostrano una grande capacità creativa e un’indiscussa abilità pittorica: risultano di semplice godibilità, ma al tempo stesso sono ricche di significato. Rientrato nella sua città natale, Arcimboldo, pieno di onori, continua a esprimere un marcato senso ludico, lavorando da casa su commissione, per arricchire la collezione dell’estroso imperatore Rodolfo. Le sue opere bizzarre, aggregazioni di vegetali o di oggetti mirabilmente accostati, riusciranno a creare intense vibrazioni, percepibili fino ai giorni nostri.)
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