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Asimmetria, grandiosità, disordine e movimento, ricchezza dell'ornato, senso della teatralità ed invenzioni scenografiche, mescolanza di elementi pittorici, musicali, plastici: queste le accuse scagliate dai neoclassici, dai puristi e dai moralisti dell'Ottocento contro l'architettura italiana sei-settecentesca. Ma proprio a questi «limiti» ha guardato De Logu per rivalutarli come elementi distintivi e vitali, come valori limpidi e positivi di un fenomeno capace di creare nel solco della tradizione «quanto più di nuovo e libero ci é dato di pensare». Rifiutata ogni lettura schematica e fuorviante del barocco («arte prostituita a propaganda», «arte della controriforma»), il saggio di De Logu ci ha consegnato, in uno stile volutamente divulgativo, una rassegna vivacissima, secondo scuole regionali, di opere ed autori di quella feconda età artistica.
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