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Sconosciuto ai lettori fino a qualche decennio fa, i libri del pensatore colombiano Nicolàs Gòmez Dàvila sono stati proposti al pubblico italiano inizialmente da Adelphi con Escolios a un texto implicito considerati dalla critica la sua opera principale. Questi Appunti, curati dalle Edizioni di Ar, sono una raccolta di più di duemila aforismi dove il filosofo di Bogotá ripropone la sua originale visione del mondo, una Weltanschauung che lo colloca tra i più importanti esponenti del pensiero reazionario del Novecento. E’ necessario chiarire immediatamente che Dàvila non può essere però considerato un rappresentante della cultura di «destra» perché le sue meditazioni valicano il campo politico per dirigersi verso quelli della morale, della religione e della filosofia, dove le sue riflessioni si fanno più profonde, taglienti e paradossali. Certo, la sua è una critica al mondo moderno e ai suoi miti fondanti, soprattutto quelli sorti a partire dalla Rivoluzione francese in poi: democrazia, liberalismo e marxismo, in nome di valori e principi aristocratici che informarono la società pre-rivoluzionaria del XVIII secolo; aristocrazia è intesa qui nel senso di nobiltà d’animo, per cui anche un contadino o un operaio possono essere considerati «aristocratici» se nel loro agire hanno un atteggiamento ispirato a questi ideali, molto più di un monarca che non è all’altezza dei suoi compiti. Inoltre anche l’appellativo di «reazionario», usato in modo polemico dai «progressisti», non significa solo opporsi al cambiamento volgendo la testa al passato in un mitico ritorno all’ «età dell’oro», ma esprime la volontà di rifarsi a ciò che ha valore in eterno. Il libro stimola il lettore a confrontarsi con le Idèe di un Autore irregolare, solitario e messo ai margini della cultura «ufficiale» per il suo sottrarsi a categorizzazioni di sorta, e stimola una lettura «attiva», perché se è vero che è il pensiero che distingue l’uomo dalle bestie, solo a pochi e concesso averne uno autonomo.
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