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L' apolide e il paria. Lo straniero nella filosofia di Hannah Arendt
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Descrizione


A lungo considerata come una teoria della polis, la filosofia di Hannah Arendt può essere letta anche come un'indagine sulla polis e l'altro, lo straniero. Se Aristotele definisce l'essere umano come "animale della polis", Arendt si interroga sull'assunto implicito in questa definizione: chi vive fuori della città può essere solo una bestia o un dio, e se assume sembianze umane mostra, in realtà, il volto estraneo del barbaro. Ma che cos'è la polis, se non lo spazio in cui si decide dell'inclusione e dell'esclusione' E chi sono i barbari, se non coloro che la città esclude' Alla vicenda dei senza-patria Arendt dedica alcune pagine centrali delle Origini del totalitarismo, ancora sorprendentemente attuali. Tuttavia il pensiero arendtiano non si risolve in semplice apologia dell'inclusione dell'altro: la riflessione sul paria cosciente, che rifiuta l'assimilazione, pone infatti il problema della libertà degli inclusi e dei rischi connessi all'ansia di inclusione. Ne emerge un'immagine mossa della filosofia di Hannah Arendt e del suo confronto, mai univoco, con Aristotele, Kant, Marx e Heidegger. Come evitare di precipitare in situazioni di ferrea inclusione o di pesante esclusione' È pensabile una polis fondata sull'esperienza dell'alterità' In un'epoca che ha conosciuto consenso e apatia di fronte alla pratica del massacro organizzato, Arendt assegna a una nuova filosofia politica il compito di ripensare il "modo di vita del cittadino" come "modo di vita dello straniero".
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Dettagli

2002
20 settembre 2002
200 p.
9788843021826
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Indice

Introduzione-Parte prima. L'individuo senza polis1.Noi profughi2.Stateless, Heimatlosen, apatrides/La vicenda dei senza-patria/Il «diritto ad avere dei diritti»3.Nuda vita'/I nuovi apolidi/Natura e cultura/Bìos e zoè-Parte seconda. L'illusione dei 'padri fondatori'4.La polis equivoca/L''animale politico' e l''animale sociale'/Il mondo delle cose e il mondo delle relazioni5.Bìos politikòs, il modo di vita del cittadino/Fare e agire/Gioco e teatro. La teoria dell'azione/Potere e dominio. Tra libertà e sicurezza6.La fondazione impossibile/Libertà. La facoltà di dare inizio/Fondazione. L'autorità dell'inizio/Il problema dell'obbedienza-Parte terza. La città degli stranieri7.La galleria dei paria/Rahel Varnhagen e la «tradizione nascosta»/Egli. Due frammenti kafkiani8.Bìos xenikòs, il modo di vita dello straniero/Pensare. Socrate, il paria e lo straniero/Volere. La libertà dall'assoluto alla relazione/Giudicare. Il diritto di visitaConsiderazioni conclusiveBibliografia

La recensione di IBS

A lungo considerata come una teoria della polis, la filosofia di Hannah Arendt può essere letta anche come un´indagine sulla polis e l´altro, lo straniero. Se Aristotele definisce l´essere umano come "animale della polis", Arendt si interroga sull´assunto implicito in questa definizione: chi vive fuori della città può essere solo una bestia o un dio, e se assume sembianze umane mostra, in realtà, il volto estraneo del barbaro. Ma che cos´è la polis, se non lo spazio in cui si decide dell´inclusione e dell´esclusione' E chi sono i barbari, se non coloro che la città esclude' Alla vicenda dei senza-patria Arendt dedica alcune pagine centrali delle Origini del totalitarismo, ancora sorprendentemente attuali. Tuttavia il pensiero arendtiano non si risolve in semplice apologia dell´inclusione dell´altro: la riflessione sul paria cosciente, che rifiuta l´assimilazione, pone infatti il problema della libertà degli inclusi e dei rischi connessi all´ansia di inclusione. Ne emerge un´immagine mossa della filosofia di Hannah Arendt e del suo confronto, mai univoco, con Aristotele, Kant, Marx e Heidegger. Come evitare di precipitare in situazioni di ferrea inclusione o di pesante esclusione' è pensabile una polis fondata sull´esperienza dell´alterità' In un´epoca che ha conosciuto consenso e apatia di fronte alla pratica del massacro organizzato, Arendt assegna a una nuova filosofia politica il compito di ripensare il "modo di vita del cittadino" come "modo di vita dello straniero".

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