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Dalla penna di Cynthia Ozick un racconto toccato da un'ironia inquietante e dal sapore sfuggente di una parabola di Kafka, che intreccia, con la sua voce inconfondibile, mito e mania, storia e illusione. Una grande parabola sull'età avanzata, sulla memoria, sul senso dell'identità ebraica.
«Con la bravura dimostrata fin dall’esordio, Cynthia Ozick riproduce le intermittenze della memoria, e i segreti che piano piano smettono di essere tali, come se ormai mancasse la forza di mentire.» – Mariarosa Mancuso, Robinson - la Repubblica
Lloyd Wilkinson Petrie durante la sua lunga vita è stato un rispettabile e conosciuto avvocato e ormai anziano è tornato a vivere in quella che era stata la sua scuola, la Temple Academy for Boys. Vi risiede in qualità di socio e membro del consiglio d'amministrazione di quella prestigiosa istituzione, ormai da tempo chiusa, che tanta parte aveva avuto nella sua educazione. Il padre, avvocato appassionato d'archeologia, era morto giovane e gli aveva lasciato una piccola collezione di reperti provenienti dall'Egitto, a cui è molto legato, oltre che un'ossessione per la memoria e il ricordo. Insieme agli altri sei anziani consiglieri che vivono alla Temple, nel 1949, decide di scrivere un breve memoir per raccontare i tempi della scuola. Ma, mentre i colleghi prendono il compito sottogamba, lo scritto di Lloyd si trasforma in un diario lucido e sofferto in cui il passato si mescola con le difficoltà del presente. Ben presto il suo racconto si concentra sul rapporto durante gli anni del collegio con un ragazzo ebreo, vittima dell'antisemitismo di quegli anni, dal curioso nome di Ben-Zion Elefantin, che sostiene essere originario dell'isola Elefantina in Egitto. Un'amicizia breve, ma che influenzerà Lloyd profondamente per il resto della sua vita e gli darà gli strumenti per comprendere l'enigma della memoria.
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