Charles Arthur Russell nasce nel 1952 nello Iowa dove inizia a studiare violoncello ed a comporre musica. A soli 18 anni si trasferisce in California in una comune buddista ed ha così modo di approfondire la sua conoscenza della musica orientale. A metà degli anni ’70 il definitivo trasferimento a New York dove incontra una serie di spiriti a lui affini come Philip Glass, per cui compone alcuni brani per violoncello e che lo ritiene un vero genio, ed Allen Ginsberg, suo vicino di casa in un edificio della 12ma Strada Est, o David Byrne con cui ha occasione di suonare assiduamente, che addirittura lo invita ad entrare nei Talking Heads (proposta, come sappiamo, rifiutata). Nella sua intensa ma breve vita – Russell muore di Aids nel 1992 – pubblica pochissimo forse non solo per lo scarso interesse dell’industria discografica, quanto piuttosto per il suo speciale modo di essere. Studioso di musica orientale e sperimentale, attratto dal pop, incantato dalla prima elettronica e dalla disco music, Russell ha voluto miscelare il tutto creando canzoni memorabili caratterizzate dal suo particolare timbro vocale. Autore prolifico ma famoso fra gli amici per la sua predilezione a lasciare incompleta gran parte delle opere, alla sua morte ci ha lasciato quasi 1000 registrazioni contenenti materiale inedito. “Another Thought”, disco postumo pubblicato dall’etichetta di Philip Glass, Orange Mountain Music, raccoglie una minima parte di questo vasto archivio in un disco coerente che mette in risalto la sua vera personalità. Le parole di David Toop, mitico giornalista/musicista che fra i pochi è riuscito ad intervistarlo, descrivono efficacemente chi è Arthur Russell: «immagina di avere un juke-box, uno scintillante Wurlitzer degli anni ’50, una navicella spaziale che contiene un patrimonio di dischi che mai deludono o annoiano: Chet Baker per esempio, insieme a John Martyn, Babatunde Olatunji, Hasil Adkins, Ramnarian, Willie Nelson, Fela Kuti, Nick Drake, JB Lenoir, George Faith, Phil Niblock, Jimmy Bo Horne, King Tubby. Poi immagina, dopo una serata di fumo, bevute e sogni, di sentire il bisogno di ascoltare tutti questi artisti simultaneamente, come se alcune delle qualità della loro musica si fondessero in un'unica sonorità che non si può riferire a nessuno in particolare. Un nuovo nome appare sul juke-box: Arthur Russell». “Another Thought” è uno scrigno di imperdibili gemme.
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