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Anno edizione: 2017
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Non è certo il libro migliore per iniziare a scoprire Girard, si tratta di un breve articolo che per essere apprezzato richiede di conoscere già bene la teoria del desiderio mimetico propria dell'autore. In effetti Girard applica all'anoressia la sua teoria dimostrando, come in un teorema, quali sono le cause dell'anoressia. Il risultato è interessante ma secondo me non esaustivo del problema, come spesso mi sembra che accada con tale teoria.
Il pensiero di René Girard (Avignone 1923) si è sempre originalmente situato, sia nella critica letteraria sia nell'antropologia, in vivace e coraggiosa polemica contro tutti gli "ismi" della filosofia contemporanea (dal freudismo al lacanismo, dallo strutturalismo al neomarxismo, dal femminismo al postmodernismo...), assumendo radicalmente una prospettiva cristiana di riflessione sulla società e sulla cultura. Tutta la sua opera ruota intorno a due perni concettuali, che sono il desiderio mimetico e il ruolo della vittima, intesa come capro espiatorio. Anche in questo piccolo volume, dedicato ai disturbi alimentari sempre più diffusi e contagiosamente dilaganti nel mondo occidentale, Girard assume una posizione caustica e minoritaria. Anoressia e bulimia non sarebbero secondo lui determinate da motivazioni inconsce (disturbi psichici, sessuali o relazionali), quanto invece da un desiderio mimetico suggerito o addirittura imposto dal pervasivo e ipnotizzante contesto sociale. La ricerca ossessiva di magrezza avrebbe pertanto un carattere eminentemente mimetico, indotto dall'imitazione dei modelli mediatici imperanti: esso produce, soprattutto nei giovani (ma non solo! esilaranti sono le pagine dedicate alle pratiche infernali dello jogging e della palestra tra gli adulti...) una sorta di temibile rivalità alla ricerca di un patologico primato di perfezione fisica. In "questo nostro stupido mondo" l'immaginario collettivo è dominato dall'obbligo di dimagrire, da "una fobia universale nei confronti delle calorie" che risucchia le persone nel vortice diabolico della futilità mimetica, facendone delle vittime, assoggettate alla feroce divinità dell'apparenza. "La nostra cultura assomiglia sempre più a una cospirazione permanente per impedirci di raggiungere gli stessi obiettivi che pervicacemente ci incita a perseguire": siate magri, belli, vincenti. E soprattutto, infelici.
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