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E molto interessante lo consiglio vivamente
All'apparenza potrebbe sembrare un fumetto per bambini, per l'uso del colore e il grande formato. Invece la narrazione è sorprendentemente matura, sfaccettata e complessa. La protagonista è una bambina down francese alle prese con le difficoltà quotidiane e lo sforzo di crescere. Le vicende vengono descritte attraverso il suo sguardo semplice e poetico, in maniera da favorire l'empatia del lettore. Ma c'è anche il punto di vista degli adulti: il dramma dei genitori, l'incomprensione della direttrice della scuola, la dolcezza di alcune educatrici... Capucine è una bambina molto amata, ma la sua educazione non è facile e mette a dura prova il padre e la madre, che rischiano di allontanarsi l'uno dall'altra. I disegni sono stupendi, il racconto è triste eppure pieno di poesia. E' un vero peccato non poter conoscere il seguito della storia, ma questa mancanza, dovuta purtroppo alla scomparsa del grande Taniguchi, non deve dissuadere il lettore dal leggere questo libro, perché ne vale davvero la pena.
Un ibrido franco-nipponico, a metà tra la tradizione delle bande dessinée e quella dei manga. Il mai troppo compianto Jiro Taniguchi, ad uno dei suoi ultimi sforzi autoriali, illustra una sceneggiatura di Jean-David Morvan sullo scomodo e delicato tema dell'handicap. L'epicentro è Capucine, una tenera bimba affetta dalla sindrome di down. Una condizione vista non soltanto tramite gli occhi della piccola infante, alle prese con i limiti della propria percezione, ma anche attraverso i genitori e le altre persone strettamente vicine, con tutte le difficoltà da affrontare nel quotidiano, tra grandi e piccole cose. Nelle intenzioni iniziali, il fumetto, come si evince chiaramente dal titolo, avrebbe dovuto essere suddiviso in quattro tomi, ognuno dei quali ambientato in una differente stagione, in modo da ricoprire l'arco temporale di un anno nello spaccato di vita di Capucine e dei suoi affetti. Sfortuntamente, però, solo l'albo sulla primavera ha visto la luce, e il progetto, anche a causa della scomparsa di Taniguchi, può oggi essere considerato del tutto naufragato. Peccato davvero, perché l'inizio era molto promettente, e l'edizione, tipicamente transalpina (cartonato di grandi dimensioni e interamente a colori), valorizzava le intenzioni.
Recensioni
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All’inizio di Febbraio inaspettatamente ci ha lasciato il mangaka Jiro Taniguchi, considerato da tutti gli amanti del genere e non, il maestro del fumetto giapponese. Era quindi doveroso rendergli omaggio sulla nostra rivista con questo piccolo angolo dedicato al mondo del fumetto, raccontandovi di uno dei suoi innumerevoli capolavori. Parliamo oggi di Un anno – Primavera, opera realizzata a quattro mani con l’autore francese Jean-David Morvan, il primo di quattro volumi che raccontano un anno di vita che passa attraverso le stagioni della piccola Capucine. Capucine è una bambina di otto anni affetta da sindrome di down, una malattia con disturbi in continuo crescere che mettono non poco in difficoltà i due genitori. L’opera, arrivata in Italia grazie a Rizzoli Lizard che edita anche tutti gli altri lavori di Taniguchi, ci conduce in punta di piedi nel percorso lungo un anno di una famiglia apparentemente come le altre, ma che in realtà deve gradualmente entrare in contatto con le problematiche della malattia. È impossibile non affezionarsi alla dolcezza di Capucine, grazie a una delle grandi abilità del maestro capace di sviscerare i sentimenti più nascosti dei suoi personaggi e delle sue storie. In questo primo periodo della sua vita i genitori di Capucine cominciano a prendere coscienza dei problemi della piccola, sia nell’apprendimento che a livello comportamentale. Lo scontro tra la percezione del mondo che hanno gli adulti contro quello di Capucine è progressivo, tanto da costringere la piccola ad accettare la maturata visione dei grandi semplicemente per convincerli di fare dei progressi. Capucine non può cambiare, il suo modo di approcciarsi alla vita è diverso dagli altri, ma chi ha deciso come è giusto guardare il mondo?
Jiro Taniguchi lascia un vuoto incolmabile nel panorama fumettistico nipponico e mondiale, insieme anche a un testamento artistico tra i più invidiati. Tra le sue opere maggiori ricordiamo: L’uomo che cammina (1992), Al tempo di papà (1995), La vetta degli dei (2000), La montagna magica (2005), Quartieri lontani (2013), e tanti tanti altri lavori tra manga e graphic novel che resteranno nella storia. Taniguchi viene spesso dolcementedefinito come il poeta dell’anima, capace di trasportare leggermente il lettore in storie ogni volta nuove con l’utilizzo di tavole molto più simili a veri e propri quadri. In quest’opera Taniguchi dimostra tutta la sua maturità artistica, creando insieme a Morvan un perfetto connubio tra l’arte nipponica e quella occidentale in un lavoro unico nel suo genere. Entrando in questa prima stagione con attenzione grazie alla pazienza di Capucine possiamo seguire passo passo i pensieri e le difficoltà che ogni giorno una bambina diversamente abile deve affrontare, prima fra tutte l’incomprensione da parte di chi non si trova nella sua situazione. Può essere un pensiero qualunquista ma per spiegare certe cose bisogna viverle, ed è questo in parto lo scopo dell’opera, dove i pensieri e i dubbi della bambina fanno da didascalia agli eventi che la circondano, come se volessero insegnarci a vedere il mondo con i suoi occhi. Prendendo in mano questo lavoro a scatola chiusa è quasi impossibile vedere l’handicap della protagonista, questo perché la piccola non mostra i tratti caratteristici della sindrome, eppure pagina dopo pagina anche se non siamo esperti di settore, non possiamo non accorgerci di piccoli segnali forse futili che ci fanno sorgere un dubbio che subito dopo diventa certezza. La narrazione corre serena come una limpida giornata di Primavera, l’unica inaspettata nuvola nera in lontananza è la figura del padre, che incombe su Capucine come un temporale. Paradossalmente la figura del padre è una sorta di “antagonista” della storia, man mano che si procede con la narrazione lo vediamo incupirsi sempre più, incapace di sopportare e sostenere i limiti della figlia. In contrapposizione la madre è comprensiva con la piccola e riesce a farla sentire perfettamente a suo agio, due facce della stessa medaglia, due comportamenti umani che emergono spontanei di fronte alla difficoltà. Primavera è una stagione assolutamente da assaporare, anche solo per vedere un sensei diverso da quello a cui siamo abituati, capace di lavorare fuori dai suoi schemi ordinari per produrre un lavoro unico che purtroppo non vedrà mai la conclusione vista la cancellazione degli altri due volumi da parte della casa editrice francese sostenitrice del progetto. Poco importa, quello che resta è il racconto di una stagione che è sinonimo di rinascita e accettazione, un’opera delicata che analizza il diverso da un altro punto di vista, il suo, perché i bambini come Capucine sono capaci di sprigionare un amore unico e incondizionato, incapace di volerti diverso da come sei.
Recensione di Francesca Magni
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