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scheda di Gallina, M., L'Indice 1989, n. 9
Un merito non piccolo va attribuito all'importante volume di Tramontana: l'aver visto nei Vespri l'occasione per un'ampia riflessione attenta a individuare negli avvenimenti del 1282 quell"'antico germe di corruttela" che sembra caratterizzare la successiva storia dell'isola. Una spregiudicata lettura delle fonti letterarie più note (Dante e Giovanni Villani per non citarne che alcune) e meno note (dalle cronache catalane e bizantine sino alla tarda, straordinaria opera di Filadelfo Mugnos), e un altrettanto raffinato esame della tradizione storiografica (da Voltaire e Gibbon, attraverso Amari e Croce, sino ai bizantinisti Runciman e Geanakoplos), convincono l'autore a correggere un giudizio diffuso. I Vespri non furono una rivolta improvvisa contro la 'mala signoria' angioina, una ribellione spontanea contro la dominazione straniera: vanno invece ricondotti all'intricato nodo di eventi internazionali che, in quello scorcio di secolo, coinvolsero anche l'impero di Bisanzio. Più ancora: la frattura del Vespro pose fine al tentativo di Carlo d'Angiò di dare corpo a un'amministrazione efficiente e la dissoluzione della classe politica del 'Regnum Siciliae' aprì la strada al desolato panorama della Sicilia successiva, quando il fragile miraggio di un diverso modello di sviluppo fu soffocato da una classe dirigente che considerava i pubblici introiti come beni privati. Come già intuito da Croce, la Sicilia, staccata da Napoli, subì un tragico isolamento dall'Europa e non dall'Italia soltanto.
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