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Nadia Lucchesi, storica da sempre impegnata nella diffusione del pensiero della differenza sessuale, dopo aver dedicato alcuni volumi a fondamentali personalità femminili come Diotima, Ipazia e Simone Weil e un importante saggio a "Maria, madre del Cristianesimo" si occupa qui della madre della Madonna, Anna: cercando di indagare misteri, censure, simbologie, leggende che dall'antichità hanno offuscato la sua figura, e la valenza storica-mitologica-culturale del suo ruolo nella genealogia di Gesù. Attraverso un ricchissimo apparato di note e una approfondita documentazione letteraria e iconografica, l'autrice rivaluta l'importanza di Anna nel culto popolare e nella liturgia ecclesiastica, ma soprattutto ne rivela la potenzialità rivoluzionaria per una lettura femminista dei testi sacri e un'interpretazione del cristianesimo non puramente patriarcale. Totalmente assente nei Vangeli canonici, Anna viene raccontata solamente dagli apocrifi, e in particolare dal Protovangelo di Giacomo, e quindi recuperata nella riflessione di alcuni grandi Padri della Chiesa e di diverse mistiche. Nadia Lucchesi ricostruisce la vita di Anna dalla nascita (tramandata in controverse tradizioni riguardanti il luogo e i genitori), per soffermarsi poi sul suo matrimonio con Gioacchino e sulla nascita tardiva e miracolosa di Maria, e per vagliare infine le testimonianze sulla sua sepoltura e sulle reliquie documentate in diverse località europee ed orientali. Ma non sono tanto i particolari biografici, ovviamente lacunosi e ipotetici, ad interessare l'autrice: quanto invece la teoria che collega Anna a culti pre-cristiani e pre-patriarcali, centrati sull'adorazione di una divinità femminile riferibile a una Grande Dea, creatrice dell'universo per via partenogenetica, vergine e madre, collegabile nel suo rapporto con Maria alle "dee doppie" presenti in molte religioni antiche. Ipotesi che verrebbe a scardinare un Olimpo divino tutto declinato al maschile.
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