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Di certo non il Roth più smagliante, nel libro sono sempre presenti i suoi temi cult, la misantropia, il cinismo, il sesso come primo motore immobile, la vecchiaia con i suoi rimpianti e una certa abbondanza di sarcasmo, tuttavia è un romanzo più sottotono e meno coinvolgente rispetto a "Lamento di Portnoy" ad esempio, pur essendo simile per molti versi. Molto bella la lettura di Bentivoglio dell'audiolibro.
Da una prima lettura superficiale potrebbe sembrare un libro frivolo, un po’ perverso e pure sessista. Ma se si analizza a fondo ciò che c’è scritto in questo libro, si vede la profondità di pensiero che ci sta dietro: il ruolo del sesso nella vita umana, l’amore per il proprio corpo e ciò che ne consegue quando si ha una malattia, mostrano, in maniera magistrale, quanto questi meccanismi stiano alle fondamenta del genere umano. Quando lo inizi non riesci più a fermarti
Non c’è una pagina che Philip Roth abbia scritto che non fili dritta nell’olimpo delle pagine perfette. Qui troverete il suo iconico cinismo con una carica passionale e sensuale senza precedenti. David Kepesh, professore universitario di critica letteraria, disinibito e libero, spende ogni briciola del suo smisurato carisma per portarsi a letto le sue ex studentesse. Le conquiste amorose gli permettono di scordarsi del corpo che invecchia e della morte che, inesorabile, prima o poi arriverà. Un giorno in aula compare Consuela Castillo e Kepesh per la prima volta sperimenta la gelosia e la possibilità della perdita, ma soprattutto la solitudine. È in questo stato d’animo che nascono le più belle riflessioni di questo libro sull’amore, sul sesso e sulla morte, Eros e Thanatos, le pulsioni umane apparentemente in antitesi ma profondamente legate tra loro e, ancora, il desiderio di libertà che si schianta con la fragilità insita negli uomini. Roth in questo libro non risparmia schiaffi in pieno viso, né compassione e turbamenti, con una forza e una vena lirica incapaci di lasciare indifferenti. Certamente non per tutti, ma se si trova la voglia di abbandonarsi totalmente alla penna di Philip Roth, da lassù il panorama è mozzafiato!
Recensioni
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L’animale morente è un romanzo breve, poche pagine contengono, però, tutte le ossessioni, le paure e i fantasmi di un uomo solo, che parla al lettore senza veli, trascinandolo negli abissi più oscuri, per poi risputarlo fuori come afflitto da quello stesso senso di amarezza che accompagna tutto il libro.
David Kepesh è un carismatico e attraente professore universitario, che sfrutta il suo fascino per intrattenere relazioni amorose con le studentesse. Tra di loro c’è Consuela Castillo, che per David diventerà un’ossessione, e la cui immagine lo tormenterà anche a distanza di anni.
Quello di David è un personaggio tratteggiato, con pennellate forti ed incisive, nelle sue ombre più che nelle sue luci, è un personaggio fuori dalle righe, disturbante e, a tratti, odioso, ma per cui, alla fine, non si può che provare compassione.
Ma chi è “l’animale morente”? David, che, settantenne, si aggrappa alla vita con la forza del sesso, alla gioventù ormai persa, ben consapevole che quella condizione gli è irrimediabilmente preclusa? O è Consuela, la ragazza che, ancora nel fiore dell’età e della bellezza, si ammala di tumore?
Recensione di Gaia Di Marco
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
Dopo i tre massicci e diseguali affreschi sociali degli anni novanta (fra cui Pastorale americana, Einaudi, 1998; cfr. "L'Indice", 1998, n. 11), Philip Roth celebra la falsa nascita del millennio (31 dicembre 1999) e l'approssimarsi dei suoi settant'anni (è del 1933) risuscitando un personaggio di professore erotomane, David Kepesh, che tanto tempo fa per troppe letture di Kafka e Gogol si trasformò in gigantesca mammella (nella novella Il seno, 1973), quindi riapparve nei panni di Professore di desiderio (1977; Bompiani, 1978), romanzo di formazione sentimentale, con David diviso fra la normalità dell'affettuosa compagna Claire e la trasgressione rappresentata da alcune figure perverse tra cui la prima moglie vampiresca, che non per nulla si chiama Helen e ha un passato di droga e mafia cinese. E fra tutti questi grattacapi riusciva anche a scrivere un libro sull'amato Cechov (e dettare le pagine più belle di Professore di desiderio intorno al rapporto col padre, alberghiere ebreo, rozzo ingenuo e amatissimo).
Dico dettare perché l'impianto è sempre quello del narratore in prima persona, che fa di nuovo buon servizio nel conciso L'animale morente, accolto con freddezza in America, in realtà più efficace della conclamata trilogia precedente. Il bel titolo è tratto da Byzantium di Yeats: "Consumate via il mio cuore: malato di desiderio / e legato a un animale morente / non sa più cos'è, e accoglietemi / nell'artificio dell'eternità". A Yeats settantenne non andava giù che il cuore fosse destinato a seguire la sorte mortale dell'animale in cui batteva e dunque si augurava paradossalmente l'eternità algida dell'arte. Il professore di Roth, intanto diventato viso noto dei programmi culturali della televisione, sullo scorcio dei sessant'anni esorcizza la mortalità portandosi a letto le studentesse, rigorosamente solo dopo la fine del corso... Il suo passato sia di mammella che di studente Fulbright orgiasta a Londra è scomparso, come l'ombra vampiresca di Helen, in compenso ha acquistato un figlio ormai maturo che non gli conoscevamo, Kenny, che serve un po' meccanicamente da contraltare alla sua scelta di libertà e libertinaggio: Kenny infatti ha moglie e amante, ma questi sono rapporti definitivi, entrambi matrimoniali e opprimenti, e redarguisce il padre per il suo egoismo mostruoso, così anticipando le obiezioni del lettore: "Quando incomincerai ad imbellettarti le guance, Herr Von Aschenbach?".
Come già con Professore di desiderio, cominciamo a leggere annoiati dalle solite cavalcate erotiche del narratore rothiano, ma poi il racconto riesce ad afferrarci e lasciarci qualcosa. Novello Morte a Venezia, L'animale morente è appunto la storia di un amore di anziano intellettuale per una ventenne che è quasi solo corpo e bellezza, che comincia a ossessionarlo più del dovuto, sia durante che dopo la relazione. La narrazione diventa così analisi di un tormento, che non lascia in pace il nostro vecchiardo (il quale dà il buon esempio ai maschi coetanei dividendosi fra l'irresistibile giovane Consuela e la più matura amante in carriera, e masturbandosi nei giorni liberi...). In Roth c'è sempre l'aspetto urologico, le minute evocazioni di organi e pratiche sessuali, che stenta a essere controbilanciato dagli eventi ai piani superiori, tanto più che David ci regala divagazioni sociologiche (ad esempio sulla presunta liberazione sessuale degli anni sessanta) che convincono poco. Qui però fa buon gioco il fatto che le digressioni possono essere del narratore più che dell'autore, e per chi ha stomaco per reggere le soste in urologia L'animale morente finisce col ripagare la lettura con un colpo di scena finale (notte di Capodanno 2000) che sarebbe cattivo definire da soap opera.
Si noterà infatti con quale abilità Roth giochi su anticipazioni e ricapitolazioni nel suo discorrere, sinuoso come il respiro. Tutto il libro si presenta come una confessione a un ascoltatore di cui non sappiamo nulla, e che dice solo una battuta alla fine, con un passaggio dalla narrazione di una storia passata a un momento di scelta presente e aperta. Insomma, la costruzione è magistrale, la traduzione di Mantovani è al solito eccellente, e lo spettacolo di un altro scrittore di talento alle prese con la vecchiaia e la morte vale il biglietto. Forse il limite di Philip-David è indicato dal fatto che l'animale morente del titolo non è dopo tutto lui, ma proprio Tadzo-Consuela. David conserva intatta o quasi l'illusione dell'immortalità, e il romanzo ha pagine in cui apprezziamo (nella mimesi perfetta della vita) l'"artificio dell'eternità".
«Riesci a immaginarla, la vecchiaia? Naturalmente no. Io no. Non ci riuscivo. Non avevo idea di che cosa fosse. Non ne avevo neanche un'immagine falsata: non ne avevo alcuna immagine. E non c'è nessuno che abbia voglia di fare previsioni. Nessuno desidera affrontare queste cose prima che venga il momento. Come andrà a finire, tutto? È di rigore l'ottusità.»
Cosa può accadere a un uomo che supera la sessantina, che ha sempre vissuto intensamente e liberamente anche nel privato, e che si trova ad affrontare il declino, la vecchiaia imminente? A David Kepesh avviene un fatto straordinario: scopre la gelosia. Dopo decenni di amore libero, sessualità vissuta senza legami e senza problemi, ecco arrivare sulla sua strada la ventiquattrenne cubana Consuela Castillo. Non che per David sia una novità straordinaria avere una relazione con una donna tanto più giovane di lui: il professore, con il carisma dato dal suo ruolo e dalla partecipazione a trasmissioni televisive di successo, è riuscito a conquistare molte ragazze nei tanti anni d'insegnamento. Ma Consuela ha qualcosa di straordinario che attira morbosamente questo uomo ormai avviato verso la vecchiaia. Una sensualità nascosta dal perbenismo, una femminilità dirompente di cui è consapevole anche se appare ingenuamente indifferente. Consuela è anche il pretesto per ricostruire un'esistenza, per rivedere il proprio passato, dove hanno dominato la sessualità e il rapporto con le donne. La memoria di una vita ricca ma non sempre felice, talvolta insoddisfacente, fatta di menzogne e di qualche meschinità, in cui la sua forza di uomo, la potenza e la voglia di esprimerla verso (contro?) le donne ha preso spesso il sopravvento. E ora? Consuela conduce il gioco, per la prima volta in tutta la sua vita non è più padrone totale dei sentimenti, delle passioni e degli impulsi. Ma dalla semplice storia di un amore nasce il dramma, dalla normalità la tragedia. La vecchiaia incrocia imprevedibilmente la malattia di un corpo giovane, di una donna solare e vitale. L'animale morente, che pensavamo fosse il professore, diventa la sua giovane amante nel gioco crudele e straordinario dell'esistenza. Roth narra magistralmente lo svolgersi degli eventi, la personalità dei protagonisti (anche delle donne che hanno attraversato il passato di David) divertendosi a scoprire le qualità erotiche del suo professore, ma senza dimenticare mai che l'uomo, ormai in declino, vede l'esistenza più come passato che in rapporto a un incerto futuro. Un romanzo tragico che racchiude in un centinaio di pagine tutta l'opera letteraria di Roth, la sua essenza.
A cura di Wuz.it
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