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"Si arriva al significato delle cose solo chiamandole con il loro vero nome." Ho scoperto l'esistenza di questo film del 1966 grazie a Camillo Langone che lo ha menzionato nel suo "Manifesto della destra divina. Difendi, conserva, prega" (Vallecchi, 2009). La sua fotografia è qualcosa di stupendo. I dialoghi sono profondi, gli attori superlativi, la regia intelligente - lo dimostra anche la divisione in brevi episodi della trama - e colma di sapienza artistica. Costumi e scenografie affascinanti. Nonostante il fatto che sia in bianco e nero e la sua lunghezza non indifferente, la visione scorre che è un piacere! Ogni fotogramma di questa pellicola cinematografica trasuda di metafisica e di senso artistico. Già, è proprio l'arte il tema principale del film, l'arte che è in grado di prevalere sopra il male che imperversa nell'animo umano e nel mondo. Un film assai dostoevskiano che ci offre la visione del regista della Russia del '400 e della vita di questo grande artista realmente esistito. Ci sono episodi che mi sono rimasti particolarmente impressi, come quello dei riti pagani in cui si imbatte il protagonista, la sanguinosa incursione dei Tartari e ovviamente quello finale, davvero magnifico, della fusione della campana. "Andreij Rubliov" è "un capolavoro ritrovato del cinema sovietico" e probabilmente tra i dieci film più belli che io abbia mai visto.
"Andrej Rublëv" (Unione Sovietica, 1966) è un film scritto e diretto dal regista, sceneggiatore, montatore, scrittore e critico cinematografico sovietico Andrej Tarkovskij [1932-1986], presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 1969. Tarkovskij narra in questo film le tappe della crisi e dell'evoluzione artistica di Andrej Rublëv, uno dei più grandi decoratori di icone del Quattrocento, anche alla luce dell'evolversi della situazione storica russa. La pellicola è così strutturata: un prologo (in cui un contadino sacrifica la propria vita cercando, come Icaro, di volare), 8 episodi e un epilogo (costituito da una successione di riprese, a colori, di alcuni dipinti di Rublëv). I temi narrativi degli episodi vanno dalla discussione riguardo l'essenza del Bene divino, alla prassi pittorica della rappresentazione della Passione di Cristo, dallo sguardo stupito di Rublëv su una festa notturna, all'invasione dei tartari, a cui anche Rublëv si opporrà, giungendo ad ammazzare un profanatore. Reputato un eretico dalle autorità religiose, profondamente turbato dalla crudeltà e dall'abbrutimento del mondo, Rublëv farà voto di mutismo e di rinuncia all'arte, sino al giorno in cui un giovane geniale maestro fonditore di campane gli farà riprendere fiducia nell'umanità. Che altro dire?... Fu necessario un quinquennio per riuscire a completare questa maestosa epopea, all'unisono film storico e sofferta meditazione sull'arte e sulla spiritualità. Lungometraggio complesso, lirico e speculativo, diretto da Tarkovskij con una ricerca plastica e figurativa raffinatissima, e con uguale intensità lirica ed elegiaca, i cui temi sono lo stallo dell'artista di fronte alla "frenesia" del mondo, i problemi connaturati della rappresentabilità del Sacro e del Divino, la polarità eterna fra Grazia e Arbitrio Umano, fra "ascesi" e "vita mondana", fra vitalità e sacrificio... Capolavoro "ritrovato" del cinema sovietico!
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