L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Il milanese Andrea Lanzani godette precocemente, e per tutta la vita, di fama e considerazione, salvo condividere la sfortuna critica della stagione "barocchetta" lombarda, fino a tempi recenti. Questo libro rappresenta infatti la prima monografia a lui dedicata, preparata in certa misura dallo spazio che gli fu assegnato nella seminale mostra sul Settecento lombardo (Milano 1990). Fin dalla sua prima attività, Lanzani frequentò gli ambienti giusti e godette di rilevanti appoggi: primi tra tutti quelli del vescovo di Tortona Carlo Settala (fratello del più noto Manfredo) e di Ercole Visconti di Saliceto, che tra il 1666 e il 1669 gli offrirono occasioni di lavoro, diversamente importanti, rispettivamente nel duomo della città piemontese e nella villa di delizie di Rho. Si trattava di un ambiente legato all'indirizzo classicista della Seconda Accademia Ambrosiana, nella quale Lanzani è già segnalato come giovane talentuoso nel 1672: infatti i suoi primi successi (alla Certosa di Pavia, in San Giuseppe a Milano) giungono sotto il segno filoromano di Antonio Busca e soprattutto del perugino Luigi Scaramuccia, principale maestro del pittore. Appare quindi ovvio un viaggio a Roma, compiuto tra il 1675 e il 1677, dove particolarmente importanti furono le presenze di Carlo Maratta e di Giacinto Brandi, e dove trovò modo di inserirsi in cantieri prestigiosi come quello di Palazzo Altemps. Segue un ventennio di attività lombarda, svolta con crescente fortuna, che lo vede arricchire il proprio linguaggio grazie al confronto con gli altri pittori lombardi (Porta, Vimercati, Abbiati) e soprattutto con Sebastiano Ricci. I riconoscimenti, prima alla guida dell'Accademia Ambrosiana nel 1684 e poi come principe della nuova Accademia di San Luca di Milano, sono l'antiporta della chiamata a Vienna al seguito del principe Eugenio di Savoia (1696-1708, con un breve ritorno in patria nel 1698): soggiorno ricco di opere, solo in parte sopravvissute, tra cui spicca la decorazione del castello Kaunitz ad Austerlitz. Gli ultimi quattro anni, trascorsi a Milano, vedono ancora capolavori, come l'Invenzione della Croce del duomo. Il formato intermedio permette un'apprezzabile maneggevolezza del libro, insolita in pubblicazioni di questo impegno. Piccoli errori (la chiesa pavese di San Tommaso non è distrutta) non inficiano il solido risultato complessivo.
Edoardo Villata
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore