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Anno edizione: 2019
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Freud, Klein, Lacan, Bion, Winnicott fra gli altri affronteranno la questione delle conseguenze della «nuova topica» della pulsione di morte sul setting clinico, ma sarà Green a fare di questo un argomento precipuo del discorso psicoanalitico e a offrire soluzioni cruciali e influenti. Soluzioni influenti, ma spesso di non dichiarata provenienza, talvolta attuate con la mano sinistra nella pratica clinica a fronte di critiche ufficiali – rivolte a Green – sul piano della teoria. Finalmente il libro di Maurizio Balsamo, André Green. Il potere creativo dell’inconscio viene a restituirci il percorso greeniano nella maniera che Green stesso ha implicitamente suggerito e cioè come prosecuzione e nuova attuazione delle questioni che lo psicoanalista francese ha posto e in parte lasciato aperto. Non è dunque soltanto per spirito di collana – Eredi – che il libro comincia riportando un frammento di dialogo fra lo stesso Balsamo e Green e con l’enunciazione di un elemento cardine del pensiero greeniano e cioè la necessità di istituire una terza dimensione, tanto spiazzante quanto riordinatrice della dualità precostituita dei soggetti e degli oggetti psicoanalitici. Chiaro indizio questo, della necessità di pensare le stesse condizioni di possibilità dell’analisi all’interno della pratica clinica. A paragone, i risvolti clinici dei discrimini di linguaggio di Lacan appaiono oggi meno rivoluzionari rispetto a quella che potremmo definire come la clinica performativa a oltranza di Green, vero profanatore, tra l’altro, delle dinamiche del transfert e soprattutto del contro-transfert – risorse e non più esclusivamente ostacoli dietro i quali spesso si nasconde l’ego deontologico dell’analista.
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