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Il romano Pontefice struttura in nove lunghi capitoli il messaggio cristiano sulla famiglia del XXI secolo, presentandosi come resoconto finale del lavoro svolto dal sinodo sulla famiglia. L'impressione che ho avuto è quella di un testo i cui capitoli sono un po' sganciati tra loro, quasi che ognuno possa "prendere" ciò che gli serve in quel momento. In realtà è uno scritto che va letto con calma, come afferma lo stesso Pontefice, cercando di assaporare tutte le sfumature, le definizioni, i consigli, gli ammonimenti. E' un testo in cui nulla è lasciato al caso, in perfetto stile Bergoglio: ogni parola è scelta ed utilizzata con un fine ben preciso, la punteggiatura curata per non lasciare spazio a fraintendimenti. Con questa esortazione emerge tutta la premura di Papa Francesco verso le famiglie contemporanee segnate da molte e diverse difficoltà. Non è un manuale né fornisce ricette preconfezionate, ed è questa una delle principali critiche rivolte al Pontefice in ambito cattolico, ma proprio questo è il messaggio dell'Esortazione che così risulta essere un consiglio sulla "metodologia". Il capitolo 8 risulta il più interessante e importante circa i temi problematici affrontati dal sinodo. Consiglio la lettura non solo per conoscere meglio il pensiero di Bergoglio e della stessa Chiesa Cattolica, ma per farsi interpellare ed aiutare nella relazione nelle famiglie e con le famiglie. (Obbligatorio per i pastori!!)
Un documento che infonde calore, fiducia e speranza. Mi è piaciuto soprattutto il passaggio in cui Francesco ribadisce la dottrina di sempre - esigente e misericordiosa al tempo stesso - circa la possibilità di ammettere i cosiddetti "divorziati risposati" alla comunione eucaristica, la dottrina, cioè, secondo cui la Chiesa, fondandosi sulla Sacra Scrittura, non ammette alla comunione eucaristica i divorziati risposati perché sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. E anche per un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio. La dottrina di sempre, quella secondo cui la riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio e, in concreto, quando per seri motivi (ad esempio, l'educazione dei figli) non possono soddisfare l'obbligo della separazione, ad assumere l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi.
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