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Ancora un ottimo libro, che con linguaggio semplice e chiaro, senza formalismi e falsi pudori illustra la concezione dell'amore e del sesso ai tempi dell'antica Roma. Nella sua semplicità consente una immersione nella mentalità del tempo.
Alberto Angela conduce il lettore in un viaggio nella Roma del II secolo d.C. tra alcove, tradimenti ed ambiguità permettendo di scoprire gli usi ed i costumi degli antichi romani rifuggendo dai luoghi comuni. Pur facendo ricorso all’immaginazione, nelle ipotesi formulate cerca sempre di fare riferimento a documenti di vario genere quali testi di storia, epigrammi a tema o semplici graffiti che possano dare un fondamento alle sue affermazioni. E’ davvero interessante perché analizza i romani nella loro intimità descrivendo il loro approccio al sesso e all’amore. In questo modo, dunque, il lettore è in grado di comprendere la loro mentalità, le loro abitudini, le loro paure, scoprendo anche tante analogie con la società del nostro tempo. E’ abile, come pochi, a coinvolgere il lettore grazie ad uno stile semplice ma efficace che appassiona e non stanca.
Con lo stesso stile leggero e fluido dei suoi precedenti libri Alberto Angela ci riporta ancora una volta tra le strade dell’Antica Roma, facendoci scoprire come i suoi abitanti vedevano e vivevano l’amore e il sesso. Un viaggio in cui ci mostrerà le realtà del matrimonio e della prostituzione, le differenze tra uomo e donna, i comportamenti, le regole e i tabu in pubblico e tra le mura domestiche, i tipi di bacio e tante altre piccole curiosità e dettagli da creare un ottimo affresco dell’epoca. L’autore pone spesso l’accento sulle differenze tra la nostra epoca e la loro, sebbene con sguardo per certi versi troppo critico e non proprio correttissimo nei confronti della mentalità cristiana. Seppur rare non mancano alcune “considerazioni moderne” che vanno a discapito dell’analisi storica. E nella “Conclusione” poi trovano spazio delle soluzioni forzate e delle parole “in difesa” degli antichi romani che, seppur non sbagliate, mi sono sembrate del tutto superflue e inutili. Tutti questi però sono difetti minimi. Di fatto è un testo a dir poco notevole, dettagliato e di qualità. Personalmente l’argomento non mi ha particolarmente interessato ma riconosco che riesce a far comprendere molto bene diversi aspetti della società e della mentalità romana. Tuttavia va tenuto bene a mente che si tratta pur sempre di un’opera fondamentalmente divulgativa, ben lontana dal rigore di un vero e proprio saggio.
Recensioni
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Dopo aver indagato sulle abitudini quotidiane dei cittadini nello scandire delle ventiquattro ore e aver percorso un viaggio immaginario a documentare la vita nelle diverse regioni dell’Impero, in questo libro Alberto Angela approfondisce le proprie ricerche e offre il suo personale tributo a Venere. Terzo capitolo di una collana dedicata alla storia romana, Amore e sesso nell’antica Roma ha infatti lo scopo di fugare ogni dubbio sull’amore al tempo dei Romani e spiegare ai lettori la vera natura delle relazioni fra gli abitanti dell’Impero, compresi i segreti più intimi. Come amavano i Romani? Quali erano i canoni estetici dell’epoca, quali le regole del corteggiamento? Come lo facevano? Con fare investigativo e guidato dalla curiosità Angela si spinge nei meandri più nascosti dell’universo erotico dei nostri avi e risponde a ciascuna di queste domande, talvolta rivelandoci anche verità inimmaginabili.
Così, è facile immaginare che per i Romani il matrimonio era esclusivamente un vincolo sociale e civile il cui unico scopo era la procreazione: l’amore fra i coniugi non era affatto contemplato, al contrario era percepito come una colpa, mentre la passione era una prerogativa riservata ai rapporti con le concubine, le schiave e le prostitute. Ancora, era impensabile per due innamorati scambiarsi effusioni in pubblico, regalare fiori alla propria donna o corteggiarla sfacciatamente. A tale proposito, la Lex de adtemptata del 200 a. C. tutelava l’integrità fisica e morale delle donne sposate, delle vedove e le vergini, e dei fanciulli, punendo pecuniariamente chiunque osasse toccarli con intenzioni moleste o anche solo indirizzare loro commenti volgari e ingiuriosi. La storia dimostra che lo stolking esisteva già all’epoca e che i Romani erano molto meno indulgenti di noi con chi contravveniva alle regole della morale.
Se è vero che “l’amore è il grande assente nel matrimonio romano” e che fra moglie e marito non c’erano né intimità né erotismo, è certo che entrambi ricercavano il piacere in relazioni extraconiugali. Nonostante ciò la moglie era costretta per legge (ius osculi) a baciare ogni giorno il marito sulla bocca (osculum) per provare di non aver bevuto e dunque di non essere incline all’adulterio, mentre il savium, il bacio passionale vero e proprio, era una prerogativa riservata agli amanti. La stessa differenza era riscontrabile nei rapporti sessuali: dagli scritti di Marziale veniamo a sapere che spesso marito e moglie facevano l’amore vestiti, al buio e in silenzio, nelle posizioni che più favorivano il concepimento, ma senza passione. Quando invece ad essere coinvolto nell’amplesso era un altro uomo la donna poteva tranquillamente trasformarsi in un’amante discinta, sensibile ai piaceri della carne e propensa a dominare l’uomo nella posizione della mulier equitans. Altrettanto diffuso era l’utilizzo di antesignani sex toys.
Tirando le fila del discorso dunque, i Romani amavano come noi o erano più inclini alla perversione? Si può parlare di modernità in riferimento ad un’epoca antica o piuttosto di un atteggiamento più “retrogrado” e maschilista? A conclusione del suo lungo discorso in compagnia degli abitanti della Roma del 115 a.C. e sottolineando le dovute differenze, Alberto Angela ha provato a dare una risposta.
A vegliare sul suo lavoro come sugli amanti, il bellissimo volto di Venere (incorniciato da lunghi capelli bruni e labbra carnose) che, invocato all’inizio dell’opera, ora, alla fine, sembra accennare velato un sorriso in segno di approvazione per averci svelato, insieme all’autore, i segreti dell’amore e guidato nel lungo viaggio nell’impero dei sensi.
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