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In questo intenso romanzo, che è anche un saggio sulla poesia petrarchesca, un professore universitario, commentando il sonetto Quanto più mi avvicino al giorno estremo, riflette sull’amore e sulla vita. I tecnicismi sono molti e il fantasma di Petrarca aleggia in ogni pagina, rendendo forse ostica la lettura a chi non sia addentro ai misteri della critica letteraria e delle questioni filologiche. Gli studenti universitari e gli studiosi in genere potranno invece trarre grande diletto da questo romanzo originale e brillante, tutto ambientato nelle tre ore di lezione, in un viaggio senza tempo nel passato del professore.
La trama è avvincente, il parallelismo tra la poesia del Petrarca ed il vissuto del prof.Cantoni è intelligente, manca; secondo me quel quid, per farlo diventare un libro sopra la media, comunque ho trascorso piacevoli momenti in compagnia di questo testo(in quest'ottobre pavese così piovoso, un testo sulla nostalgia e sui ricordi è calzante!)
Che delusioneeeee!!!!!!!!!! Specie il finale. Piuttosto deprimente, dalla prima pagina all'ultima. Buoni comunque i riferimenti culturali.
Recensioni
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Leggendo i primi capitoli del romanzo ci si sente attratti da un'ipotesi rischiosa: sovrapporre tout court il protagonista all'autore. Almeno un elemento per= induce alla cautela: non la tenue strategia di dissimulazione (Cantoni insegna alla Sapienza di Roma Santagata a Pisa) ma un confronto tra passi paralleli. Cantoni ha vantato quasi in apertura rapidità ed eccellenza della sua carriera e dei suoi studi; quando perci= definisce "paccottiglia filologica" e "luoghi comuni insaporiti da una spruzzatina di psicologia" le osservazioni sulla "rivoluzione di Petrarca" e sull'"eclissi dell'io ridotto al rango di semplice pronome" viene da pensare che alluda agli scritti dei "dilettanti presuntuosi" che abitualmente liquida. Tuttavia l'autore della "paccottiglia" non è altri che lo stesso Santagata: "In gran parte della lirica amorosa l'Io è poco pi· di una funzione grammaticale un pronome privo di un vero potere referenziale" (L'io lirico relazione al convegno "Petrarca l'Umanesimo e la civiltà europea" dicembre 2004).
Se come credo l'autocitazione non è solo una trovata a uso di critici e colleghi è opportuno impostare il confronto tra ci= che Santagata scrive e ci= che Cantoni pensa non per mettere in luce una contraddizione ma una dialettica. Nella staticità della situazione narrativa û quasi tutto il romanzo si svolge nel chiuso dell'aula seminariale û il protagonista compie a suo modo un itinerario mentale certo ma anche etico. Dalla severità alla comprensione e parallelamente dalla forma al contenuto (verrebbe da dire dal testo alla vita). Tutto a partire da una sollecitazione esterna che costringe Cantoni a contemplare ci= che è fuori dall'"io": Bubi; la moglie e il figlio handicappato; l'allievo prediletto Serafino (dal nome autenticamente angelico ben pi· di quello dell'ambigua fanciulla) che spende sino alla fine la propria bravura insegnando in una scuola di provincia e scontando su di sé i peccati della Realpolitik universitaria.
Forse ci= che l'autore conosce e che il protagonista a poco a poco scopre è proprio il valore di quella "paccottiglia" necessaria per comprendere se stessi attraverso la poesia e per farsi comprendere. Coerente con quest'idea sembra anche la volontà di mantenere entro i limiti di una domestica chiarezza lessico e stile. Le "parole escono da sole" pensa pi· di una volta Cantoni quasi citando pi· o meno consapevolmente quel rocker di Zocca a cui il conterraneo Santagata ha dedicato una laudatio allo Iulm (maggio 2005). Del resto la musica leggera ha un ruolo non secondario nella vita sentimentale del protagonista da giovane quasi come i versi di Petrarca nella coscienza del protagonista maturo.
Non so se lo storico della letteratura Santagata pensi che Petrarca possa trarre vantaggio da una prospettiva coinvolgente e attuale (probabilmente s8 almeno in termini di fortuna presso la posterità: "modernità di un poeta medievale" è il sottotitolo di un saggio su aegritudo e depressione pubblicato dall'autore nel 2004). Certo è che il narratore Santagata ben rappresentando l'evoluzione di un personaggio intimamente combattuto riesce a esprimere un'idea fondamentale e in senso lato petrarchesca: lo studio di sé e quello della letteratura si implicano a vicenda nella ricerca di una qualche forma di felicità.
Niccol= Scaffai
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