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La delicata scrittura di Santagata ci accompagna, tra gli intensi ricordi adolescenziali e la monotonia della quotidianità dell'ormai maturo professor Cantoni, attraverso un vero e proprio viaggio sentimentale compiuto nel tempo di una lezione universitaria. La narrazione dei ricordi dell'amore giovanile è via via intrecciata con l'analisi di un sonetto petrarchesco tenuta a lezione dal professore. La trama e la struttura del racconto, che ho trovato particolarmente originali e coinvolgenti, sono poi impreziosite da una elegante scrittura...in breve, una lettura piacevolissima!
Molto bella la storia. Eccellente la scrittura. Personaggi tratteggiati con sufficiente profondità.
Ho scoperto questo romanzo per caso, attratta dal nome dell'autore che avevo la sensazione di conoscere. Quando ho realizzato che Marco Santagata era il famigerato Santagata del commento al Canzoniere (Mondadori, I meridiani) su cui avevo speso ben più di una notte insonne per preparare un esame, capirete, non ho potuto fare a meno di leggerlo. Speravo, a dire il vero, di fare pace con l'autore. Di perdonargli le notti in bianco, e magari anche i post-it che, dalle pagine del "suo" Canzoniere, ancora mi scrutano cattivi dalla libreria. E invece no, perché se la competenza del petrarchista arriva diretta come sempre e come sempre è magia in forma di parole, la penna del romanziere stenta, inciampa su cliché triti e non brilla né per scrittura né per originalità della trama. Ed è un doppio peccato perché è anche un'occasione mancata: quella di avvicinare Petrarca ad un pubblico di non addetti ai lavori. Salvo la scelta del sonetto, perché il 272 è bello. Bello, bello, bello.
Recensioni
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