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Anno edizione: 2020
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Augusto Benemeglio non smette di sorprenderci: come un prestigiatore che estrae dal suo cilindro oggetti imprevedibili, ci provoca ogni volta con le sue caleidoscopiche creazioni, in cui ritrovi, ogni volta, tutti i colori dell’umano. L’ultima è “L’amore che hai in più. Tre lustri di recital romani”, un volume di 380 pagine che non finiresti di sfogliare, perché a ogni giro di pagina trovi uno degli autori che ha segnato indelebilmente la tua vita: Lorca, Leopardi, Montale, Pavese; Kafka, Dante, Manzoni, la Morante; Shakespeare, Pirandello, la tragedia greca; Checov, Hemingway, la Dickinson, Prévert; ma anche De Gregori, De André, Fellini, Trilussa, Eduardo e tanti altri, che emergono dalle pagine piene di foto e di ritratti, ma anche dalle pieghe del cuore, dove ognuno confronta il suo ricordo con quello del versatile autore romano-salentino: lui si diverte a far saltare i nostri schemi, a mettere in risalto la nota, la sfumatura di colore, la prospettiva sfuggita al nostro sguardo. Il libro è uno scrigno che custodisce le rappresentazioni di una compagnia teatrale coinvolta e travolta dall’empito creativo e umano di Augusto Benemeglio; i ritagli di giornale che recensiscono personaggi e spettacoli; riflessioni come perle preziose incastonate in figure sempre nuove, capaci di accostare autori “maledetti” con santi della caratura di un don Tonino Bello o di un don Mario Torregrossa, sacerdote-eroe della periferia romana a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo. Impossibile rendere la ricchezza di un libro che va preso tra le mani e sfogliato come un codice antico, ma già avvolto in un sentore di futuro. Un volume senza tempo, capace di mettere insieme eterno e contingente, poesia e sudore, favola, canzone e dramma, proprio come la vita. Un libro, dunque, da leggere, ma anche da vivere.
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