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Generalmente non amo i libri dal taglio troppo giornalistico (tantomeno se in forma di intervista), ma devo dire che questo testo ci voleva proprio: non dico che “colma” il vuoto sull’argomento delle relazioni italo-francesi (è troppo breve e si mantiene molto superficiale, d’altro canto in un’intervista è difficile raggiungere grandi livelli di approfondimento...), ma per lo meno il dialogo tra i due ambasciatori offre alcuni spunti interessanti su cui riflettere. È infatti difficile risalire alle cause del rapporto peculiarissimo che ci lega alla Francia, un misto di amore-odio, di disprezzo-invidia, di prendersi naturalmente a modello (talvolta positivo, più spesso negativo) gli uni con gli altri, il gusto di pescare l’uno nello stagno dell’altro (politica estera, intelligence, esportazioni, ecc.)... e oggi più che mai, può essere una chiave di lettura per gli scontri in sede UE tra la visione che potremmo definire “atlantica” (neoliberismo, rapporto privilegiato con gli USA, Europa delle nazioni -- posizione fatta propria soprattutto da Italia, Regno Unito e Spagna) e quella “continentale” (economia sociale di mercato, smania di non perdere occasione per far sentire la propria voce dicordante da Washington, progetto di creazione di un polo geopolitico dominato dalla “kerneuropa” -- Francia e Germania in testa)... per di più, si noti che per la maggior parte delle questioni le posizioni antitetiche di Francia e Italia sono trasversali agli schieramenti politici interni, almeno per quanto riguarda la puzza sotto il naso con cui i nostri cugini d’oltralpe ci guardano (la loro ostilità nei nostri confronti non è monopolio né della loro destra né della loro sinistra: basti pensare alle rappresaglie nei nostri confronti auspicate da De Gaulle; all’aperta ostilità di Giscard d'Estaing che ha fatto di tutto per impedire la nostra entrata nell’allora G7; alle recenti ripicche di Jospin in sede UE...). Se c’è qualche s
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