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" Ci ho pensato tante volte nel corso degli anni a come siamo potute diventare così amiche immediatamente, noi quattro piccole donne sperdute. Forse perché ognuna di noi, a modo suo, aveva bisogno di amore e avevamo capito come donarcelo senza riserve. Eravamo diventate inseparabili. E astute. Irene era la mente, noi tre le braccia. " Questa è la storia di quattro ragazze, quattro realtà, quattro vite diverse. Un' amicizia vera che traccia in ognuna di loro un solco indelebile. Quel capirsi solo con uno sguardo senza aggiungere altro. Un tesoro prezioso. Una perla rara. L'autrice ci racconta di ognuna delle protagoniste, con estrema delicatezza, facendoci affezionare alle loro vite ricche di colpi di scena. Ho sofferto e gioito con loro.Tutto questo io l’ho trovato nelle Amiche di Irene. Un mondo che ti entra dentro, reale, che non ti lascia. Ti tiene stretto a sé. Pagina dopo pagina. Ragazze diventate donne. Donne che con grande coraggio e forza hanno ricominciato guardando oltre. In tutte loro c’è bellezza. Luciana, Ambra, Donatella e Irene sono belle per quanta vita gli è passata addosso, per i sogni che hanno dentro, per ogni lacrima scesa, per le emozioni che sentono. Sono belle per davvero solo per chi le sa guardare. L’amicizia vera va oltre le difficoltà, le incomprensioni. Quello che c’è di bello resta impresso nella mente, nei ricordi. Irene il loro collante perfetto! Tante emozioni, riflessioni ti accompagnano in questo viaggio fatto di scelte faticose e fantastiche. Scelte che fanno paura e le LADI, questa paura hanno scelto di vincerla.
Recensioni
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“Irene con la sua calata livornese e il suo sguardo incantevole, Donatella con le guance piene e la sua aria da brava bambina, Luciana con il suo zaino Invicta e le sue gambe da starlette e Ambra con i suoi disegni colorati e i capelli dorati”.
Sono loro le protagoniste di questo nuovo romanzo di vita e di sentimenti. Quattro donne, amiche dai tempi delle scuole secondarie di primo grado, le medie per sintetizzare. Irene è la mente, Luciana, Donatella e Ambra le braccia.
“Del gruppo delle LADI sono sempre stata la più svanita.” Racconta Ambra, anni dopo il loro primo incontro: “Irene era dotta, imprevedibile, sicura. Donatella era pigra, prevedibilissima, sensata. Luciana era lontana: l’avevamo conosciuta come sguaiata e poco elegante, l’avevamo ritrovata seria, discreta, molto curata”.
Ognuna di loro si racconta, a turno. Luciana non ha mai conosciuto suo padre, ha una madre scomoda, ingombrante, dal passato tormentato. “Dorina la matta, la scansafatiche, la donnaccia, la miserabile.”
“Io non la volevo quella madre ragazzina, quella donna poco assennata che piangeva e mugolava al telefono, che si truccava pesantemente per sembrare più vecchia o, successivamente, per sembrare più giovane.”
Donatella scrive e colleziona frasi filosofiche ma anche slogan pubblicitari, pensieri, versi di canzoni, poesie, chiacchiere della gente. È sovrappeso perché il cibo è il suo modo di sfuggire al male di vivere.
“Mi guardo allo specchio e con lo sguardo accigliato mi impongo di cambiare regime alimentare. Ovviamente lo farò dopo il fine settimana, perché non me la sento proprio di rinunciare alla pizza del sabato”.
Ambra ha un padre che “rideva raramente, di solito manteneva lo sguardo serio e severo”, che è stato del tutto, o quasi, assente alla vita familiare. Il suo nome è stato scelto da una zia perché “quando mia madre era incinta, desiderava profondamente darmi il nome di Miranda. Era appassionata di Shakespeare […]. Mio padre invece, più classico, preferiva di gran lunga Alessandra”. Infine la zia aveva proposto Ambra.
E poi c’è lei, Irene, che è perfetta anche quando dorme poco (capita quasi sempre) e, quando non c’è, “finisce l’allegria, è lei la maga. È lei la magia.”. Irene è il collante del quartetto, quella di cui si fa più fatica a scoprire la vera natura ma che ha sempre la parola, il consiglio giusto per ciascuna delle altre.
L’autrice ci conduce nella vita delle quattro ragazzine, poi donne mature, ricordando episodi della Storia, quella con “S” maiuscola. L’aveva già fatto nel suo primo romanzo “O forse no” e riesce a raccontare le storie nella Storia anche in questa nuova, valida, piacevole ed emozionante fatica narrativa.
Le LADI, ovvero Irene e le sue amiche, hanno difetti, pregi, virtù e debolezze che ci fanno gioire, commuovere, arrabbiare come loro stesse gioiscono, si commuovono, si arrabbiano, si allontanano e si riuniscono, capita sovente nelle vere amicizie.
“Siamo rimaste legate noi quattro, seppur vedendoci poco, ci siamo tenute strette la nostra amicizia come il bene più prezioso. Perché lo è veramente.”
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