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Difficile capire l’America. E ancora più difficile oggi, nella drammatica sequenza che ha preso avvio dalla tragedia delle Twin Towers, e che conosce le nuove teorizzazioni della «guerra preventiva» e la loro cruenta applicazione sul terreno del secondo conflitto iracheno. Quanti di noi, dopo l’11 settembre, si sono sentiti stretti in una morsa? Da un lato, la storia e la società degli States rappresentate come un crogiolo di violenze e ingiustizie; dall’altro, l’America descritta come il baluardo assoluto della libertà, il portabandiera della democrazia – come se il Cile e il Vietnam, il Nicaragua e Panama non fossero mai esistiti. Ma è proprio inevitabile rimuovere pezzi così grandi di storia? È davvero necessario inventarsi l’inferno per dissentire, o il paradiso per consentire? Fa parte della paranoia «antiamericana» sostenere che la Cia o l’Fbi «non potevano non sapere» dell’attentato. Fa parte della paranoia «filoamericana» dire che basta lasciar loro mano libera e gli americani risolveranno il problema una volta per tutte.Quanto a noi, che guardiamo dall’Europa, facciamo fatica a pensare all’America come a un luogo abitato da persone in carne e ossa. L’America è per la maggior parte di noi un luogo dell’immaginario, finto e stereotipato. E se provassimo invece a sostituire a questo immaginario una cosa più vera e complessa, come la memoria? Se provassimo a ripartire dalle «memorie» di quel terribile 11 settembre? Il monitoraggio in progress del dramma americano, e del suo farsi tragedia del mondo, propostoci da Alessandro Portelli, si arricchisce, in questa nuova edizione, di due densi capitoli sulla «strategia della guerra preventiva» e sugli sviluppi del conflitto in Iraq. L’autore allinea con rigorosa cadenza le mille ragioni che lo portano ad essere del tutto contrario all’attuale politica americana, senza per ciò sentirsi, per un solo istante, antiamericano. Ne deriva un’autentica lezione di storia, un modo per guardare all’America senza servilismi e senza rancori, «con gli occhi – lucidi – dell’Occidente».
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