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Recensioni Un altro finale per la nostra storia

Recensioni: 4/5

Mauro Massari, quarantenne, è un “atleta mentale” pluripremiato; si dedica assiduamente alle gare di memoria, un’attività che porta avanti dai tempi dell’università. Per vincere utilizza la “tecnica dei loci”, evocando nella propria mente luoghi e momenti della sua storia d’amore con Bianca Cerutti, sorella di Fabio, suo migliore amico ai tempi del liceo, scomparso misteriosamente vent’anni prima. Mauro ha anche una figlia, nata dal rapporto con Ali¬ce; ma quando finisce anche questa storia, si ritira dalla vita pubblica, fino al momento in cui Bianca torna dal passato e lo contatta nella speranza di scoprire qualche frammento di verità sulla sparizione dell’amato fratello Fabio. Attraverso la ricostruzione del loro incontro, della conoscenza reciproca e del suo innamoramento per Bianca, Mauro riacquista la consapevolezza di quanto il sentimento d’amore e il desiderio siano alimentati dal potere dell’immaginazione.

Proposto da Riccardo Cavallero al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Dopo un felice esordio che ha rivelato un’autrice capace di orchestrare una vicenda corale in cui tutto funziona con precisione chirurgica, dall’arco narrativo teso alla capacità di condensare gli umori più oscuri delle realtà urbane, cogliendo a un tempo il carattere precipuo di una città e gli elementi che accomunano le metropoli globali, Bottani evoca questa volta una Milano come città invisibile calviniana, sospesa tra luoghi simbolici e intimi. Nelle pagine, l’autrice edifica un grande Palazzo della Memoria, una mappa della geografia sentimentale della città in cui Mauro si muove alla ricerca di Fabio, di Bianca e di sé stesso, psiconauta nello spazio e nel tempo, maestro nell’antica e (quasi) dimenticata ars memorativa e, proprio in virtù della sua pratica, consapevole della friabilità di ogni ricordo, di ogni frammento labile di una storia che non è ancora cristallizzata. La mnemotecnica, disciplina a cui si è votato il protagonista, epitome di una generazione che fa i conti con la lista delle promesse mancate e degli obiettivi falliti, non è qui solo un espediente narrativo o una curiosità da wunderkammer, ma un vero e proprio elemento costitutivo dell’architettura del romanzo, nel quale ogni accadimento e luogo si configurano come mattoni della sua costruzione mentale, ricordi veri e finzionali al contempo dell’immaginifico viaggio tra un passato e presente instabili e, in parte, indecifrabili. Eppure, è un senso di luminosa apertura che ci consegna infine il racconto, una schiusa che origina dalla malinconica consapevolezza della fine di un mondo, anzi di più mondi, quelli che hanno segnato le categorie storiche di lavoro, famiglia, relazione, ambiente, radici. Se ogni nostra storia d’amore è alimentata dall’elemento immaginativo, se anche la memoria è un processo narrativo inesauribile attraverso il quale scriviamo la nostra storia privata e collettiva, Bottani ci dice che nell’impossibilità ultima di stabilire la verità dei fatti e degli accadimenti, in quel nucleo misterioso è contenuta paradossalmente l’occasione di determinare un altro finale per la nostra storia. Un dono prezioso per immaginare futuri ancora possibili.»

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