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Anno edizione: 2015
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Dicevamo come la musica diventi con chiarezza agli occhi di Paolo Isotta, una cosmica griglia d'interpretazione e di conoscenza del mondo: al riguardo, sono illuminanti - e di grande suggestione - le pagine in cui parla della Terza Sinfonia di Karol Szymanowski, basata sui versi del grande mistico persiano Jalal al-Din al-Rumi, nei quali l'Autore coglie una sorprendente contiguità con alcune pagine di San Giovanni della Croce e dà conto di "un estatico uso della dissonanza che diviene effetto consonante". Siamo vicini a uno dei pilastri della sapienza tradizionale, stavolta declinato in musica: quella concordia discors, quella coincidentia oppositorum che è al centro della cultura sapienziale e che esprime sul filo del paradosso uno degli ineffabili aspetti della Verità. Per questa via, la musica del 900, secondo Isotta, si sottrae a quel destino di "perdita del Centro", che caratterizza tanta parte dell'arte, specie pittorica, del secolo scorso. Ed è merito non piccolo del nostro Autore averlo messo in evidenza con argomenti convincenti. Non ci soffermeremo sul reticolo di disamine argomentate e profondissime sui brani musicali, sulle scuole, sugli Autori che hanno popolato l'esistenza di Isotta e che innerva questi suoi libri, dove l'aneddoto - anche sapido e fescenninico, con echi della prosa di Domenico Rea - si alterna con l'analisi, l'interpretazione e l'illustrazione di opere di Autori che qua e là Isotta definisce Sommi. E con le stroncature perfino di personaggi che, nella vulgata di quelli che sprezzantemente Isotta definisce "salotti", hanno usurpato, a suo dire, fama e ammirazione; per tutti, facciamo il nome di Claudio Abbado. Del resto, il pantheon dell'Autore accoglie, nelle sfere più alte, non pochi musicisti e compositori meno noti al grande pubblico, a partire dalla prediletta "scuola napoletana", dove colloca ai vertici Alessandro Scarlatti e dove Napoli va intesa come espressione geo-culturale, più che come ristretto ambito territoriale.
Isotta attraversa i grandi della musica e li studia - in maniera rigorosa e coerente - col lettore, offrendo a chi legge il messaggio autentico che questi hanno voluto lasciare in eredità, spesso in antitesi con quanto la vulgata ha voluto sempre raccontare. Beethoven, immenso, viene restituito alla luce e si scopre che il Fidelio è molto di più di un'opera atea e pessimista, anzi ne può rappresentare sicuramente il contrario. Wagner, grandioso, lo è ancor di più se il Parsifal è letto nella prospettiva del riscatto, della redenzione che alla fine dei Tempi arriverà insieme col perdono. La grandezza di Gino Marinuzzi, Ottorino Respighi e Franco Alfano risplende col contrappunto di Guglielmo Zuelli, insieme alle gemme preziose (e misconosciute) del Novecento, George Enescu e Karol Szymanowski è opera meritoria che sottrae all'oblio dei veri e propri campioni d'arte e di umanità. Le altezze cui si riesce a giungere sono vertiginose e Isotta è guida sicura e preziosa attraverso le selve accecanti e al contempo oscure della musica che, linguaggio divino, necessita per spiegarsi di interpreti devoti e profondamente sensibili.C'è in questo sforzo letterario prodigioso, una professione che dà senso a una vita poliedrica, quindi il più grande atto d'amore che già il titolo annuncia: "Altri Canti di Marte". Grazie Maestro!
I libri davvero riusciti hanno uno "spirito", un'essenza che li rende inconfodibili. Per i libri di Isotta, già solo lingua e stile costituiscono il segno. Per "Altri canti di marte", lo spirito che anima le pagine, ed alcuni capitoli in particolare, è tuttavia quello del viaggiatore. Uno dei frammenti pervenutici dalla sconfinata opera di Democrito afferma che la conoscenza è un viaggio in profondità; una discesa penetrante gli abissi. Questa discesa qui viene audacemente e meravigliosamente intrapresa e condotta a termine, riguardo ad alcuni capitoli della storia musicale, nota e meno nota, raggiungendo un grado di comprensione (non, quindi, di mera analisi) che lascia rapiti. Accade nel capitolo straordinario dedicato all'ultima opera di Wagner, "Parsifal". Accade nella rappresentazione ad affresco che giganteggia al centro del libro, come per le rappresentazioni pittoriche della vita di Sant'Andrea eseguite dal Preti nell'abisde di Sant'Andrea della Valle, del Novecento musicale dimenticato, in Italia, in Romania, in Polonia. Riferimento prezioso, e sempre animato da passione intensa, irriducibile alle morte e mortifere liturgie della mera critica, diventerà questo nucleo del libro: ci innamoriamo di Gino Marinuzzi, desideriamo riascoltare in dettaglio la produzione sinfonica e operistica di Alfano, ci sembra già troppo tardi per attendere ancora prima di addentrarci nella mistica sensuale di Szymanowski, nella preocse genialità di Enescu (le pagine dedicate alla Romania sono fantastiche!). Ma come sempre accade per Isotta, la sua natura eccedente rende eccedente il genere e la pagina singola: non solo di musica si discorre qui, ma sempre e ancora di vita, con uno "spirito" che innerva la "varietas" dei temi; ancora e sempre ritorna il viaggio in profondità, l'audace scoperta delle strutture profonde dell'universo. Ed in questa direzione si intenderanno le commoventi ed amorevoli pagine conclusive sulla legge di simmetria e sugli amici animali.
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