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È questo il terzo volume di un lavoro pluriennale. Quelli relativi ai secoli XV-XVII e XVII-XIX uscirono nel 2008 e 2010. Tutti e tre rimandano a convegni tenutisi a Verona, con interventi d'approccio interdisciplinare di studiosi italiani, spagnoli e francesi. Ma la portata va molto al di là di tale veste accademica, perché sullo sfondo c'è la volontà di mostrare profusamente e con rigore scientifico l'apporto decisivo e la presenza costante nella società e nella cultura europea di tre comunità minoritarie spesso bersaglio di stereotipi intolleranti. Il titolo del ciclo è giustamente provocatorio: lo sforzo di conoscere queste comunità, non di rado emarginate e perseguitate, e riconoscerne il vasto contributo smonta l'idea che mori, giudei e zingari siano genti venute d'altrove e solo di passaggio, e segnala il multiculturalismo profondo, screziato, congenito e fecondo delle nostre radici europee. L'ultimo volume è in questo senso di particolare impatto, perché non rimanda solo alla fine della convivenza fra le "tre culture" (cristiana, musulmana ed ebraica) nella Spagna medievale, ma arriva a parlarci dell'oggi o del passato prossimo, toccando non solo temi storico-antropologici o letterari, ma anche aree come la musica, il cinema, le arti plastiche. Così, la problematica aperta con la cacciata dei moriscos si aggancia alle questioni dell'immigrazione nordafricana attuale, con le nuove ibridazioni come la musica leggera franco-araba, mentre la riconciliazione sefardita viene vista anche dalla prospettiva della Shoah, che spazzò via un ingente patrimonio da recuperare. Quanto al mondo rom, si toccano varie modalità espressive, dall'artista grafico Helios Gómez al jazzista Django Reinhardt ai rapporti tra sinti e circensi. E si ragiona sul mito gitano e sul flamenco, nonché sull'ambivalenza con cui i gitani sono da un lato connotati negativamente e dall'altro offerti come prodotto di consumo. Il libro offre solidi capitoli su come si costruisce la percezione del diverso e sui rapporti di interazione tra la società maggioritaria e queste tre minoranze culturali chiave del Mediterraneo occidentale.
Danilo Manera
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