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Alle origini del trasformismo. Partiti e sistema politico nell'Italia liberale (1861-1914) - Sandro Rogari - copertina
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Descrizione


Dall'età della Destra storica allo scoppio della prima guerra mondiale, l'organizzazione e l'evoluzione del ceto politico, l'affermarsi di nuove forme di partito e le dinamiche del sistema politico alla luce del quadro istituzionale, culturale e socio-economico. Una risposta storica alla questione della debolezza politica dell'Italia unita e alle ragioni del trasformismo e della costante ricerca del «grande centro» nella formazione delle maggioranze e dei governi.
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Dettagli

1998
13 novembre 1998
282 p.
9788842056447

Voce della critica


recensioni di Cammarano, F. L'Indice del 1999, n. 02

"Trasformismo" è ormai diventata parola evocativa buona per tutti gli usi della polemica politologica, essendo stata pressoché completamente svuotata di significato storico. Basterebbe questa sconsolata riflessione per apprezzare il libro di Rogari che, con un lavoro di sintesi basato esclusivamente sulla storiografia, cerca di restituire il trasformismo al suo contesto temporale, cioè agli anni dal 1861 al 1914. È infatti l'età liberale nel suo insieme a generare il trasformismo, perché le premesse ideali di questo fenomeno richiedono una determinata cultura ostile all'idea dell'organizzazione del conflitto come valore politico.Non a caso la base "tecnica" del trasformismo risiede nella capacità del presidente del Consiglio di organizzarsi una propria maggioranza, e questo è tanto più facile quanto più sono deboli le strutture politiche nazionali, le divisioni ideali e le delimitazioni dell'influenza della politica sull'amministrazione.

Il libro fa emergere chiaramente tali aspetti. Tuttavia i meriti del libro avrebbero potuto essere ancora maggiori se l'autore avesse approfondito il troppo stringato paragrafo dedicato al trasformismo nella prospettiva storica. Un sia pure schematico approccio comparato al tema avrebbe permesso la formulazione di un profilo tipologico del fenomeno, con il che si sarebbe posta maggiormente in risalto la peculiarità nel caso italiano. Il trasformismo, infatti, è prima di tutto una prospettiva di consistenti settori del liberalismo europeo, una manifestazione di adattamento ai nuovi scenari costituzionali consolidatisi a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Quando l'elettorato comincia a estendersi, la classe dirigente liberale, da sempre ostile all'idea del partito come veicolo di ricerca del consenso, tende a rinunciare alle vecchie divisioni in nome della comune radice culturale e della necessità di difendere il sistema dalle componenti "estremiste" e "demagogiche". Una aspettativa dunque fisiologica nei sistemi parlamentari ottocenteschi dove la Camera risulta quasi interamente occupata da deputati "costituzionali" di ogni gradazione senza formali vincoli di appartenenza. Uomini che, almeno teoricamente, ritengono loro dovere esprimere adesioni o censure senza altro riferimento se non quello della propria coscienza. Lo stesso sistema britannico, modello ideale ottocentesco, risulta a lungo imperniato sulla dinamica "centrista" dell'isolamento parlamentare dei radicali.

Questa lettura dottrinaria può a prima vista apparire estranea sia agli aspetti strategici (integrazione "politica" degli interessi del Nord e del Sud) sia a quelli degenerativi (la "compravendita" del voto parlamentare e il sempre più stretto intreccio tra politi-
ca e amministrazione) del trasformismo
italiano, ma di fatto rende più agevole la comprensione dei faticosi percorsi di legit-timazione della classe dirigente nell'età
liberale.

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