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Edizioni Le Assassine continua con la meritoria opera di portare in Italia classici della narrativa poliziesca, risalenti a quando la detective fiction muoveva i suoi primi passi. Stavolta tocca a Isabel Ostrander e al suo detective cieco, Damon Gaunt, nella New York di inizio secolo scorso. Gaunt non è certo un esempio unico di personaggio che ha fatto di una menomazione fisica un punto di forza, e sicuramente abbiamo a che fare con un espediente narrativo molto efficace, inserito nel più tradizionali dei contesti da detective fiction: un ricco uomo d'affari, ucciso nel suo studio, in quello che all'apparenza è l'infausto esito di una rapina. In realtà, è tutto molto più complicato, anche perché c'è più di una persona interessata a far sì che si continui a credere alla mano di un estraneo... Quello che potrebbe essere un pregevole "pezzo vintage" è purtroppo appesantito da due fattori: una buona dose di pedanteria e superflue sottotrame rosa. Non è necessario che Gaunt dia prova delle sue capacità una pagina sì e una pagina no, mostrando di sapere ricavare da un suono o da un profumo più di quanto chiunque si aspetterebbe (una volta, due, tre al massimo sono più che sufficienti). Riguardo il secondo punto, mi limito a dire che preferisco di gran lunga detective tutti d'un pezzo: non che Gaunt non sia più che corretto, ma le fascinazioni romantiche non fanno per me. Per gli amanti dei gialli d'annata, ma soprattutto a fini bibliografici. Due stelle e mezzo, arrotondate a tre solo per l'ottimo lavoro sempre svolto da "Le Assassine".
Un delitto nell’alta società newyorkese e un assassino che solo l’istinto e le capacità deduttive di un detective d’altri tempi riusciranno a smascherare. Il protagonista si chiama Damon Gaunt e il paradosso è che lui, cieco fin dalla nascita, riesca a vedere in maniera chiara indizi che sfuggono a tutti gli altri. Qualità di cui talvolta, con una punta di tenera vanità, ama fare sfoggio e che contribuiscono a definire i contorni di un personaggio dal carattere poliedrico: tanto freddo e razionale nell’investigare, quanto comprensivo ed empatico con i molti sospettati. E’ una vera fortuna che, dopo oltre 100 anni, “All’una e trenta” di Isabel Ostrander sia stato finalmente tradotto in italiano. Un giallo dove non c’è ombra di diavolerie tecnologiche e le indagini fanno affidamento solo sulla logica e la brillante intuizione. Una dote indispensabile per distinguere verità e menzogna, freddo calcolo e convenienza. Sullo sfondo, una serie di personaggi abilmente tratteggiati nelle loro umane debolezze e una storia raccontata con linguaggio elegante, che sa mantenere ritmo e tensione fino ad una conclusione imprevedibile. Non stupisce che Isabel Ostrander sia considerata una vera maestra del giallo ed abbia ispirato anche Agatha Christie. Un classico assolutamente da leggere!
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