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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2012
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Trovo i due commenti precedenti eccessivamente severi e sprezzanti, specie il primo.<br>Sono d'accordo che non siamo di fronte a un capolavoro, ma da qui a stroncare senza appello il romanzo il passo è troppo grande.<br>Il modo di scrivere della Doody è scorrevole ma ricco, a volte anche sovrabbondante: può piacere o no, ma non è mai sciatto, superficiale o sgradevole.In questa storia, ambientata ad Oxford negli anni Sessanta, si intrecciano fantasia e sprazzi autobiografici, e tutto sommato è una piacevolissima lettura.<br>Concordo con chi mi ha preceduto nel dire che le note in fondo al libro( e non a piè pagina) sono faticose da consultare; penso che Sellerio abbia fatto pubblicare questo libro non sull'onda del successo dei romanzi su Aristotele, ma stimandolo un testo di valore. Tutt'altra cosa , in definitiva, di"Angeli e demoni" di Dan Brown, pubblicato con un clamore pubblicitario spropositato solo perchè scritto dall'autore de"Il Codice Da Vinci".
Niente da fare. La storia potrebbe anche funzionare, è simpatica, ma ci fosse per sbaglio un solo personaggio che si fa amare. Per più di 400 pagine aspetti che succeda, aspetti di sentire simpatia per qualcuno, e perdi anche un po' la pazienza con tutto quello sfoggio di sapere e di citazioni (nonchè con le dannate note all'inglese a fine libro). Niente. Sono tutti antipatici, si prenderebbero tutti volentieri a sberle per un motivo o per un altro, quindi il libro è in definitiva troppo lungo e inutile.
Non sempre è corretto, quando un autore o un'autrice ha improvvisamente successo, andare a rispolverare tutto quanto ha scritto in passato. "Gli alchimisti" è un esempio di romanzo che avrebbe meritato di rimanere nell'oblio in cui era caduto. Pubblicarlo sulla scia della serie di Aristotele detective (modesta, ma abbastanza godibile) è un'operazione editoriale non degna della Sellerio.
Recensioni
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