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L'alba di pace era davvero ancora lontana, quell'8 settembre 1943, quando inizia il racconto di vita vissuta del partigiano comandante Giovanni Monaco di Valloriate. 8 settembre '43: "La sera dell'8 settembre i rintocchi della campana della chiesa parrocchiale ruppero improvvisamente il silenzio notturno che era sceso sui boschi di castagno. Rintocchi dapprima stentati, poi, a poco a poco, sempre più sonori, e poi ancora più fitti, più sfrenati, come d'una campana impazzita, partivano dalle quattro finestrelle del campanile, correvano lungo il vallone di Valloriate?", e sembra l'incipit di un romanzo, ma è diario e cronaca, in uno stile che si presenta immediatamente di un livello alto, di grande efficacia descrittiva di fatti, personaggi e luoghi reali, presenti nella memoria dello scrittore. Tutta una umanità sfila davanti a Giovanni Monaco, "Nino", il ragazzo che ha voluto saperne di più di quel che stava succedendo e, saputolo, si unisce alla banda Italia Libera, la prima delle formazioni di Giustizia e Libertà nel Cuneese. Dalla metà di ottobre del '43, Nino si trova a vivere con grandi personalità, Duccio Galimberti, Leo Scamuzzi, Dante Livio Bianco, in quel primo covo dei ribelli, accampatisi nelle casette decadenti di Paralup, una borgata a 1.300 metri, in Valle Stura. Una parte centrale occupa il combattimento al Viridìo, la battaglia per il Vallone dell'Arma. La guerra partigiana di montagna attraversa, valicando i più alti colli, le vallate del cuneese, le valli Stura, Grana, Maira, fino a alla Val Roia, per giungere negli ultimi giorni a Cuneo, per la cacciata dei tedeschi e la resa dei fascisti. L'ultimo capitolo è la parte di scrittura più alta: Nino ci conduce con la discrezione di un dolore puro nel salone del municipio di Cuneo, dove sono "distesi, immobili, disposti in tante file, allineati come soldati pronti per essere passati in rivista", più di 40 caduti negli ultimi combattimenti di Cuneo del 29 aprile '45. Consigliabile anche alle scuole.
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