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Un noir sensuale, scuro e dolente, dove il destino degli uomini non viene deciso dalla malvagitù delle loro azioni, ma dallo scorrere inesorabile del Nilo. Una corrente in cui non si può far altro che lasciarsi andare, anche a costo di perdere l'anima.
Nell'oceano di sabbia, l'auto non risponde subito ai miei comandi. Qualcosa in questa navigazione clandestina, che ci ha portato tanto lontano dal mondo abitato, ricorda la pirateria. Sono certamente pirati quelli che abbiamo appena incrociato. Ma siamo pirati anche noi, e così ci avranno immaginato quelle teste rotonde che sussultavano nel furgone telonato vedendo da lontano quell'ambulanza che non darà salvezza ma dolore, e che domani si porterà via, sotto ghiaccio, un bottino così prezioso e così ripugnante che nessuno lo vorrebbe tra le mani.
Alessandro Merisi, venticinque anni e un lavoro da fotografo ormai abbandonato, è appena atterrato al Cairo. Nella sua valigia pochi vestiti, quanti bastano per nascondere i farmaci che ha il compito di trafugare in Egitto. Non ha scelta, questo è il tributo che gli è stato imposto per un debito dal quale teme di non liberarsi più. Alex ha la scaltrezza necessaria per superare i controlli all'aeroporto, ma niente può prepararlo a ciò che lo aspetta quando l'auto venuta a prelevarlo arriva a destinazione: una clinica privata dove la disperazione di chi non ha più nulla da vendere se non la propria salute incontra quella di ricchi stranieri la cui vita dipende da un trapianto. Sedotto dal fascino di una metropoli in preda agli spasmi di un regime morente, Alex intravede l'occasione per conquistarsi una seconda vita, anche se significa lasciarsi trascinare nel mondo terrificante del traffico di organi. Nella danza macabra che unisce criminali spietati, vittime sacrificali e donne incantevoli, a chi toccherà il trionfo, a chi la fuga, a chi una fine atroce? Con pennellate vivide, emozionanti e mai convenzionali, Mario Vattani dipinge un noir sensuale, scuro e dolente, dove il destino degli uomini non viene deciso dalla malvagità delle loro azioni, ma dallo scorrere inesorabile del Nilo. Una corrente in cui non si può far altro che lasciarsi andare, anche a costo di perdere l'anima.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Alex, per ripagare un debito contratto con la mafia londinese, è costretto a migrare al Cairo con una sacca di medicinali che serviranno, scopre all’arrivo, ad una clinica privata specializzata in trapianti d’organo. Che sono effettuati espiantandoli da poveri cristi, per una manciata di dollari, a favore di anziani e ricchi inglesi che abbisognano di un nuovo rene (questo è l’organo che viene quivi trattato). Ottimo argomento, di pressante attualità, per creare un giallo, un noir, un poliziesco e ambientare una caccia spietata atta a sgominare simili associazioni criminali. Niente di tutto questo: Alex ci porta a spasso per il Cairo, in ambienti per super-ricchi, hotel e night club da favola, di scarsa frequentazione per il turismo di massa. Certo, ci descrive con amore e passione l’ambiente cittadino, comprese le piramidi di Giza ed el Fayum, luogo d’importanti scavi di egittologi. E si lascia travolgere dalla “corrente (Al Tayar) del Nilo, visto come forza irresistibile e onnipresente (non è però il Bel Danubio Blu e le sue acque sono quasi inquinate come quelle del Gange a Benares!). E c’è una notevole dose di cinismo: Alex s’integra con i membri della clinica e ne vede il lavoro non come un crimine ma come qualsiasi tipo di transazione, e.g. vendere droga, giocare in borsa). Allora sono meglio i romanzi di Fleming, dove la lotta tra il bene e il male è ben delineata e l’agente 007 cerca sempre di riequilibrare le sorti dell’umanità, non disdegnando di portare a spasso il lettore per luoghi esotici, come fa qui Alex. Anche Bond incontra donne bellissime nelle sue missioni e, al contrario di Alex, si comporta da gran tombeur de femmes. Oppure, si vuole, sono più affascinanti i romanzi di Christian Jacq sull’antica civiltà faraonica, tutti ambientati in un Egitto da favola e di mistero. Criticati sì dagli archeologi, ma amati dal pubblico mondiale. Vattani ha una scrittura fluida e ricca, il romanzo è avvincente. Il messaggio? Nessuno!
Un viaggio appassionante seguendo il racconto di un narratore che ha vissuto quei territori da una prospettiva unica, a contatto con la gente e la cultura che ritrae con stile impeccabile e linguaggio ricercato ma mai frondoso. In questo viaggio mi ha guidato la corrente. Non solo quella maestosa eppure discreta e silenziosa del grande fiume Nilo, ma quella della vita stessa. Attraverso Alex ho incontrato tanta parte della miseria umana, ho incrociato la malattia, la paura, l’avidità, la disperazione, ma anche la sensualità, la speranza, la voglia di vivere e di rinascere, di lottare, di cambiare, di crescere. Ho attraversato luoghi descritti talmente bene che potrei ripercorrerli tutti riconoscendone le sagome, i colori, le luci, le sfumature, sentendone gli aromi e i fetori come si fa con territori familiari. Così come di ogni persona distinguo le forme, sento le voci, conosco le espressioni del viso e l’odore. Vattani coniuga magistralmente il noir ed il romanzo intimista, alternando momenti di calma e di introspezione ad improvvise e brutali scene d’azione. L’analisi della psiche di Alex ci fa entrare nell'intimo dei travagli e dei tormenti del suo animo, la sua necessità di conoscere e di cambiare, di scegliere, di rinascere ci fa vivere la sua nuova realtà, a volte seducente e accogliente, a volte disumana e ostile, in un alternarsi emozionante di colpi di scena e di lampi di riflessione, di frastuono e di silenzio, di luce e di buio, di crudeltà e di dolcezza, di autodeterminazione e di fatalità. Il tutto nell’abbraccio della metropoli millenaria e moderna, immobile e viva, che crea ed annienta, che strangola e abbraccia, che nasconde e svela. Ad ogni pagina si è in balia della corrente, che può trasportarci placida verso la salvezza o tirarci a fondo ed ucciderci. Come nell’acqua torbida di Doromizu, ancora luci e ombre, vita e morte, dannazione e salvezza. E ancora un finale che lascia l’amaro in bocca e fa sperare in un seguito. Per Alex e per tutti noi
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