Non bastano gli occhi per leggere questo libro, meravigliosamente tradotto dal compianto Marco Cugno. Ci vuole anche l'udito. Perché Al di là della montagna di Norman Manea è uno spartito occulto di Todesfuge-Fuga di morte, la più nota poesia di Paul Celan. Noi lettori e lettrici arriviamo a Paul Celan, a Benjamin Fondane e a Ilana Shmueli attraverso l'eco e i silenzi di quei versi che Manea canta dentro di sé. Per star dietro al viaggio nell'umanità poetica di Celan e in quella filosofica di Fondane condotto da Manea è consigliabile farsi accompagnare dall'ascolto della viva e turbata voce di Pessach [Pasqua] Antschel o Paul Antschel ovvero Paul Celan che recita Todesfuge. Rapido sguardo su YouTube e l'inquieta vocalità di Celan accorre al nostro udito mentale. Con passo successivo attingere poi alla voce post umana di Diamanda Galas che si incontra e si scontra con Fuga di morte. Al di là della montagna è un libro fortemente teatrale nell'incrocio delle voci, nell'evocazione di coralità che declamano bellezza e orrore, vita e oltrevita, nei fondali che sono la Bucovina, straordinaria regione tra Romania e Ucraina, in cui tutti hanno avuto origine, Celan, Fondane [o Barbu Fundoianu o Benjamin Wechsler o Wexler o Vecsler], Shmueli, e Manea stesso, parlanti tedesco, romeno, yiddish, e infine la Francia, e la Germania.Manea è il regista, lo sceneggiatore, il direttore d'orchestra, l'attore e anche il pubblico, perché Al di là della montagna è soprattutto un'ascensione preliminare nella posterità Celan-Fondane. Anche Manea ha bevuto il "latte nero" della sofferenza e per le sue pagine scorre, come in quelle di Celan e di Fondane, il non detto, il non udibile; ebreo romeno ora statunitense, Manea come postero sa porre le domande necessarie. Fondane, dalla Francia, verrà risucchiato nella camera a gas di Birkenau ("Noi abbiamo l'un l'altro così tanta paura / di accorgerci che nevica nei nostri cuori
"), Celan dalle acque della Senna in cui volerà venti anni dopo. A Gerusalemme ("metastasi / di un abbaglio dentro il Tutto", Celan) resta Ilana Shmueli a ricordare a lui e a Manea "perché tu, in fin dei conti, ami la vita altrimenti non potrebbe esistere una tale tortura per te". In conclusione, lo splendido libro di Manea che, come tutti i grandi libri, ne richiede altri per consentirci di abitare lo scenario, rimanda a Ilana Shmueli, Di' che Gerusalemme è. Su Paul Celan: ottobre 1996-aprile 1970 (Quodlibet, 2002), lettere tra Paul e Ilana; Benjamin Fondane, Rimbaud La Canaglia, edito nel 2007 dalla coraggiosissima editrice romana Le Nubie unico suo testo disponibile in italiano. Vedi anche l'importante fascicolo monografico della rivista "Humanitas" (2012, n. 2, Morcelliana) a lui dedicato. Claudio Canal
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