L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
anche qui il maestro centra l'obiettivo di creare un quadro indimenticabile. affascinante, con tutti gli ingranaggi al posto giusto, per segnare il tempo senza farlo fermare nè perdere
Non conoscevo Todde. E questa, da collega sardo, più giovane e certo meno affermato, risultava una grave lacuna. Stile suggestivo, personaggi ben caratterizzati, e carichi di una poeticità modernissima e vagamente stralunata. Scrittura colta, cesellata. Grande competenza tecnica di afferenze "orologiaie" ma soprattutto riflessioni intimistiche e allegoriche mai banali. Una melanconia delicata e cagliaritana, in contrappeso alle tristezze da "tosorzu" e "disamistade" di Niffoi. Il difetto che gli scippa il cinque? Manca "l'elastico". Una maggiore tensione narrativa, quella che fa mordere le pagine nei passaggi cardine... Complimenti. Ciao.
AccativanteAccattivante, Sarcastico, Appassionante, un libro con ritmo mi ha catturato dalla prima pagina sino alla fine. Fra i migliori libri letti in quest’anno. Cristiana C.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La melodia, il segreto accordo di una prosa che non si esaurisce nelle parole, che non è solo sonorità eloquente e verbale, era già attiva nelle precedenti opere di Giorgio Todde, oculista e scrittore cagliaritano. Ecco che, anche in questo nuovo romanzo, i valori spaziali sono risolti in pause e svolgimenti temporali, per virtù di prosodia, nell'intima cadenza di una voce decisa che non rinuncia però all'incanto. A scandire il tempo e i fatti è il polso immobile dell'orologiaio Osvald Thurn, sacerdote di una sorta di setta del culto del gesto perfetto, e la musica, sempre la stessa, del giradischi di Saveria, portatrice del gene demoniaco e spudorato del piacere sensuale. Dai due personaggi profetici e oscuri, legati da un amore irrisolto, senza fine, nasce la storia. Tutto parte dalla nuca di Saveria ("il respiro, il cuore che batte
tutto è deciso qua, in questo punto defilato") e finisce con le mani di Osvald, di un'inquietante fermezza, senza tremori, simili al marmo: "E guardati le mani, sono come se tu fossi solo mani".
Il senso amaro e carnale di desiderio troppo intenso è una malattia da fuggire per Osvald. La felicità sembra appartenere a esseri che vivono di gioie discrete, come Beatina, la figlia di Saveria, la pelle color zucca, un corpo minuscolo per sentimenti minuscoli, un forte odore di varechina, tanto lontano da quello della madre. A ereditare quell'odore, né buono né cattivo, impudico e sensuale, forte richiamo sessuale, sarà la figlia Marilena o, meglio, Uterina, chiamata così dal giorno in cui un medico ne riconobbe la singolare caratteristica. Marilena è, appunto, una donna uterina, ma non è malata. Semplicemente tutto in lei è comandato dall'utero. Sua madre non è stata altro, se non un contenitore di geni in attesa di una figlia, per trovare un corpo adatto a dilatarsi, un corpo procace e svergognato, intenso, un corpo che fa chiasso, che procura continui stenti emotivi. Mentre il padre, seduto in un misterioso caffè dove vige la regola del silenzio, ha più volte pensato che sarebbe stato bello diluire il corpo della figlia così come faceva con il caffè o con il vino, per attutirne l'effetto.
Ci si potrebbe chiedere se davvero il segreto della felicità possa essere racchiuso in un corpo immobile. Ma il corpo non è fatto per l'immobilità. Anche quello di Matteo, allievo perfetto del maestro orologiaio Osvald Thurn, in vita usato per dimenticare, continua a muoversi, in un certo senso, anche dopo la morte. Il corpo di Matteo, ucciso senza versare una sola goccia di sangue, in uno stato di pulizia apparente quel sangue che Wolf, altro allievo di Thurn, biondo e candido "arcangelo manuale", creatura dai nervi e dai muscoli perfetti, definisce dozzinale ("Il sangue ce l'hanno anche le farfalle, ce l'hanno tutti") , contiene in sé la verità sul suo omicidio, ma non solo: muoverà, seppure immobile, le cose, rivelerà i segreti del suo carnefice.
Il corpo, insomma, protagonista assoluto del romanzo: con i suoi movimenti più o meno perfetti, con il suo odore, con il suo colore. Come quello di Benedetta, che un giorno arrossì per un oltraggio ai sentimenti, per sentire "la porpora della vergogna in ogni parte, sino alla combustione". Sicché da quel giorno restò rossa per sempre.
La morte, liberatoria nel mettere capo all'assenza definitiva di emozioni e movimento, non è però l'unico approdo possibile alla felicità, come non lo è il silenzio del Caffè del silenzio, dove vanno "tutte le teste riscaldate dal dolore e dalla tristezza che con le parole non ce la fanno più". Ecco: "Bisogna rendere amoroso il cervello e intelligenti gli organi dell'amore". Questo ha capito Uterina.
Cristina Cossu
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore