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Una voce autentica e potente, resa con la scrittura graffiante e perfettamete ritmata che fa di Alice Keller una delle penne più interessanti e originali della nuova letteratura italiana per ragazzi. Una storia sull’affetto tra fratelli e sulla possibilità, che esiste sempre, di dare una svolta alla propria vita
Sono passati ore mesi giorni, ma più o meno tutti i giorni sono così: che inizio a giocare di pomeriggio e di botto è l’alba. Davanti a questo gli adulti non sanno che dire. Non fanno che spedirmi da un medico all’altro, e di nuovo a quello e a quell’altro, e lo psicologo, lo psichiatra, mi è toccato pure quello dei disturbi alimentari perché sono grasso. Sperano che smetta di giocare, che vada a scuola, che ricominci a parlare con quelli della mia età. Che abbia una vita sociale – come dicono loro – e sai io che gli dico? R.I.P
Gio non esce di casa da ormai due anni. Notte e giorno, resta chiuso nella sua stanza, incollato al monitor, una partita dopo l'altra. Per i suoi genitori, Lui è il Problema. Emilia, la sorella più grande, è una diciottenne normale, nient'affatto un Problema. Eppure è lei a nascondere un segreto, capace di trascinare Gio fuori dalla sua stanza, sbalzarlo lontano dal suo mondo fatto di computer e ossessive routine. Età di lettura: da 12 anni.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro con una storia piuttosto "tirata" nel suo svolgersi. Troppo...troppo di tutto. Personaggi troppo costruiti nel loro rappresentare un particolare modello, troppo crudo e gratuito il linguaggio utilizzato, troppo standardizzato il mondo proposto e per questo meno credibile. Lo consiglierei per un'età più alta e per un lettore già esperto.
Un romanzo intenso con il ritmo scandito dagli infiniti clac di una tastiera da gaming: Gio, skillato nel gioco ma meno nella vita, ha deciso di chiudere quest'ultima fuori dalla porta della propria stanza e passa le nottate a lasthittare e killare con i compagni di gioco in cuffia. La sua bolla da hikikomori si apre soltanto al gatto Snitch, dal significativo nome a metà fra "infiltrato" e "Boccino" (d'Oro) potteriano: la celebre frase di J.K. Rowling "Mi apro alla chiusura" si rivela (a noi Potterhead, non so se sia voluta!) un'ottima chiave di lettura nel gioco di chiusure e aperture che è il romanzo stesso. Quando la sorella, che ogni giorno bussava alla porta di Gio e si fermava sulla soglia, interrompe il rituale, qualcosa si scardina nel pattern ossessivo a cui si ancorava il ragazzo. Gio si ritrova così sbalzato fuori dalla sua dimensione di Problema, peso e scialuppa al tempo stesso, e costretto a rapportarsi con il fatto che i problemi esistono anche per gli altri. Una splendida storia su un legame fraterno potente e sincero, ma non etereo e idealizzato, anzi, calato nella ruvidità, nell'incertezza e nella paura del mondo reale.
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