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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
La "stagione delle fiamme" e la "stagione delle stragi" si succedono al confine orientale nel racconto di un grande storico.
«Chi oggi, venuto da chissà dove, d'estate prende il sole a capo Promontore, al vertice del triangolo istriano, non immagina che neanche settant'anni prima dalla terra alle sue spalle metà della popolazione, quella italiana, ha dovuto prendere la via dell'esilio. Chi naviga fra i mille scogli della Dalmazia non sa che l'isola all'orizzonte, Arbe/Rab, ha ospitato durante la seconda guerra mondiale un campo di concentramento.»
Le terre dell'Adriatico orientale sono state uno dei laboratori della violenza politica del ʼ900: scontri di piazza, incendi, ribellioni militari come quella di D'Annunzio, squadrismo, conati rivoluzionari, stato di polizia, persecuzione delle minoranze, terrorismo, condanne del tribunale speciale fascista, pogrom antiebraici, lotta partigiana, guerra ai civili, stragi, deportazioni, fabbriche della morte come la Risiera di San Sabba, foibe, sradicamento di intere comunità nazionali. Queste esplosioni di violenza sono state spesso studiate con un'ottica parziale, e quasi sempre all'interno di una storia nazionale ben definita – prevalentemente quella italiana o quella jugoslava (slovena e croata) –, scelta questa che non può che originare incomprensioni e deformazioni interpretative. Infatti, è solo applicando contemporaneamente punti di vista diversi che si può sperare di comprendere le dinamiche di un territorio plurale come quello dell'Adriatico orientale, che nel corso del '900 oscillò fra diverse appartenenze statuali. Inoltre, le versioni offerte dalle singole storiografie nazionali non fanno che rafforzare le memorie già a suo tempo divise e rimaste tali generazione dopo generazione. Sono maturi i tempi per tentare di ricostruire una panoramica complessiva delle logiche della violenza che hanno avvelenato – non solo al confine orientale – l'intero Novecento.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un testo che dovrebbe essere divulgato nelle scuole. Una pagina di storia drammatica dell'Istria, dalla dissoluzione dell'impero Asburgico all'occupazione jugoslava. Le feroci occupazioni nazi-fasciste e partigiani, comunisti italiani e slavi. Un dramma non sufficientemente studiato delle popolazioni giuliane-dalmate.
Il testo è davvero ottimo. In poco più di 250 pagine viene offerto uno sguardo completo delle vicende della Venezia Giulia tra il sorgere dell'irredentismo e la fine del TLT. Lo sguardo approfondisce i vari fenomeni (soprattutto violenti, purtroppo) di natura etnica, politica, bellica e anche confessionale che la interessano le terre giuliane durante quei travagliati decenni, e lo fa in maniera corretta, senza partigianeria di alcun tipo. Inoltre, il libro è scritto molto bene, è scorrevole e non annoia affatto.
Testo perfetto per conoscere la storia della Venezia-Giulia da fine '800 a metà '900. Il professore va subito al sodo e non risparmia critiche ad ogni governo succedutosi nei territori presi in considerazione. Non esagera con i numeri permettendo così di leggere con fluidità il testo.
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