Adriano VII

Romanzo storico distopico, il cui protagonista è un papa mai esistito, il misterioso Adriano VII, al secolo George Arthur Rose. Il libro adombra vicende personali dell'autore, ecclesiastico mancato, morto in miseria a Venezia. Suggestioni estetiste e decadenti determinano l'impalcatura stilistica e narrativa dell'opera, rendendo il tutto talvolta fine a se stesso. L'omossessualità è un tema latente, mai nominato esplicitamente eppure innegabile. A livello di trama, i molti accumuli di fatti apparentemente oscuri si risolvono nei capitoli finali, svelando il nuovo rodine mondiale ordito dal papa stesso.

E' un'opera eccellente! Il personaggio è dipinto con grande psicologia e profondità. Il suo carattere prezioso, più che saggio, filosofico e acutissimo sono anche attraenti. Oltre ciò, questa opera del 1903 o 1904 descrive eventi politici che sarebbero accaduti qualche anno, qualche decennio più tardi. E' un prodigio? Rolfe era un come un profeta? Questo George Arthur Rose, in arte (termine quanto mai appropriato per tale personaggio) Adriano VII, è un nome che non credo dimenticherò, e che mi ha insegnato alcune cose sul mondo, alcune nozioni su come trattare la vita (quasi artisticamente, poiché è decadentismo puro e nietzschiano, questo Sommo Pontefice).

Un uomo di mezza età vive povero e abbandonato nella Londra di inizio '900: è uno scrittore fallito ma soprattutto, la sua vocazione religiosa è stata frastrata da invidie, gelosie incomprensioni: per ben due volte è stato espulso dal seminario. Ma improvvisamente, per una incredibile serie di coincidenze, diventa papa Adriano VII: e da papa rivoluzione la faccia del pianeta, scatenando la (I) guerra mondiale impegnando in una allenza Inghilterra, Germania, Italia, U.S.A. e Giappone per conquistare militarmente la Francia e la Russia rivoluzionarie; organizza lo smantellamento degli ordinamenti democratici; riforma la chiesa rinunciando ai poteri temporali e vendendo il patrimonio di S. Pietro per incoraggiare la fondazione di un welfare nei nuovi cinque imperi che controllano il mondo per sua volontà; nel frattempo, si estasia davanti a giovani paggi e alle bellezze artistiche del passato; ma deve combattere contro malevoli fantasmi del passato e da una congiura ordita dai comunisti inglesi; con un finale a sorpresa. Romanzo di enorme interesse culturale: da un punto di vista storico fotografa con tragica potenza profetica, lo svanire della leggerezza e della profondità intellettuale del Decandetismo e il precipitare dell'Europa nella follia nazionalista, neoirrazionalistica e fascista della prima metà del secolo; da un punto di vista psicologico mostra con disarmante ingenuità come l'incapacità di vivere, le paure dell'incoscio, il disagio umano conducano l'individuo verso la follia fascista e religiosa; straordinario testamento spirituale di un personaggio inimitabile, F.W. Rolfe che si firmava Baron Corvo, poligrao mai eccelso ma sepre originale, che morì nel 1913 a Venezia, dove non appena riusciva a trovare un finanziatore, viveva principescamente, altrimenti dormiva nella sua gondola sotto i ponti e giocava con i figli degli operai dell'Arsenale.