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Il centenario della nascita dello scultore Ado Furlan (1905-1971) viene celebrato a Pordenone, sua città natale, con un’esposizione dislocata in tre sedi che intende presentare al pubblico la sua opera e contestualizzarla nell’arte friulana e italiana del suo tempo. Rileggere la personalità di Ado Furlan diventa anche occasione per riflettere sui linguaggi, le tipologie, le tecniche della scultura moderna.
Le tre mostre sono accopagnate da tre diversi cataloghi raccolti in un cofanetto.
Il primo,, curato da Flavio Fergonzi dell’Università di Udine, presenta una retrospettiva del lavoro dello scultore. Attraverso una cinquantina di opere, provenienti da collezioni pubbliche e private, viene tracciata la parabola stilistica dell’artista, grazie anche al confronto con il lavoro di altri scultori, a lui affiancati per ragioni sia biografiche che stilistiche. Fra questi Eugenio Bellotto, Pericle Fazzini, Arturo Martini, Auguste Rodin, Adolfo Wildt e Francesco Messina.
Il secondo volume, curato da Alessandro Del Puppo dell’Università di Udine, accompagna la mostra, e si propone di ricostruire la tradizione scultorea del Novecento in Friuli Venezia Giulia da Luigi De Paoli, passando per i fratelli Basaldella fino alle ricerche degli anni cinquanta, esperienze che hanno accompagnato, e spesso si sono intrecciate, con il lavoro di Ado Furlan.
Il terzo volume,, curato da Giancarlo Pauletto, documenta in maniera analitica i contatti che Furlan ebbe negli anni del cruciale soggiorno romano (1938-1943) quando frequentò assiduamente importanti artisti operanti nella capitale, da Cagli a Fazzini, da Guzzi a Montanarini, esponendo insieme a loro ed elaborando uno stile particolare e sofisticatamente classicheggiante.
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