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E' un libro che va anche oltre la perfezione, una di quelle opere toccate dalla grazia sia nel linguaggio sia nella storia in sé. La poesia che affiora in ogni rigo e la sagacia con cui persino l'ultimo dettaglio viene scrupolosamente curato danno il segno di un capolavoro assoluto, uno di quei libri della vita destinati a farsi cicatrice di felicità nel tempo. (Cristiano Cant)
Sono trascorsi 62 anni dalla pubbicazione di questo capolavoro della letteratura latino-americana, iniziato a parigi nel 1928 da Lepoldo Marechal, "poeta deposto", come amava definirsi. Oggi finalmente è disponibile in lingua italiana in una edizione arricchita da note, da un glossario di termini lunfardi e una appendice di documenti inediti. In un viaggio simbolico nella Buenos-Aires degli anni'30-'40, Adan Buenosayres alter ego dell'autore Lepoldo Marechal, ci consegna la sua interpretazione del mondo e del suo tempo utilizzando una struttura narrativa originale adattata ai canoni aristotelici per il genere epico. Diviso in sette libri, l'opera sottoforma di viaggio è stata paragonata all'Ulisse di Joyce e alla Divina Commedia di Dante Alighieri, soprattutto per il Libro settimo che narra il Viaggio nell'oscura città di Cacodelphia, la discesa agli inferi. Anche in Argentina questo testo sarà rivalutato solo negli anni 60 e ne sarà compresa in pieno la ricchezza linguistica e filosofica, la prosa creativa segnata dal lunfardo, il contributo importante nella ricerca della creazione di una identità nazionale. Una lettura appassionante che ti cattura, un testo che mancava. Piccolo capolavoro "Il quaderno vestito di blu", un libro nel libro, breve ma intenso trattato di estetica, autobiografia lirico-spirituale di Adan.
Recensioni
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Non è esagerato definire la traduzione italiana di questo romanzo un grande avvenimento letterario. Quando comparve nel 1948 l'edizione originale, ci fu un silenzio quasi totale della critica, fondamentalmente per ragioni di ostracismo politico verso l'autore. La cultura argentina, egemonizzata dalla rivista "Sur", diretta da Victoria Ocampo, con un ruolo centrale di uno scrittore come Jorge Luis Borges, si opponeva decisamente alla dittatura del generale Juan Domingo Perón. Leopoldo Marechal era invece uno dei pochi scrittori di prestigio schierati con il regime, a partire da un complesso percorso personale che lo porterà, negli ultimi anni della sua vita, a essere un fervente sostenitore della rivoluzione cubana. Si potrebbe richiamare, come tessuto connettivo di queste scelte, la vecchia categoria dell'"anticapitalismo romantico", non privo anche in Marechal di torbidi risvolti antisemiti, che in America Latina ha conosciuto episodi analoghi fra gli intellettuali, a partire dall'opposizione all'egemonia degli Stati Uniti. L'eccezione più notevole rispetto al silenzio di allora fu una recensione partecipe ed entusiasta di Julio Cortázar, che ha professato anche in seguito molta ammirazione per Marechal. Si tratta di un testo di grande importanza, anche perché segnala un'affinità sotterranea che emerge dalla lettura comparata di Adán Buenosayres e Rayuela (Il gioco del mondo), due romanzi "totali".
Marechal è stato un protagonista di primo piano di alcune importanti vicende della letteratura argentina del Novecento. Negli anni venti ha fatto parte del gruppo della rivista "Martín Fierro", che cercava di coniugare il nuovo verbo avanguardista con un richiamo alle radici nazionali, rappresentate dal poema gauchesco di José Hernández richiamato dal titolo. In questa prima fase la sua attività letteraria è rivolta soprattutto alla poesia, all'interno di una sorta di neostilnovismo nutrito di suggestioni filosofiche e teologiche dei "Fedeli d'Amore". Questo retroterra giocherà un ruolo fondamentale nel romanzo, anche se si mescolerà con sollecitazioni di segno opposto. Adán Buenosayres è una sorta di epopea della capitale argentina, vista attraverso il filtro di un uomo-città che la riassume. Per questo aspetto, pur nella profonda diversità dei due autori, è stato spesso accostato all'Ulysses di James Joyce.
La città appare come protagonista fin dalle prime pagine del romanzo, che introduce il protagonista insieme a uno dei suoi amici intellettuali. La critica, anche sulla scorta delle indicazioni dello stesso Marechal, ha identificato i personaggi principali del romanzo con altrettanti interpreti della scena artistica e letteraria del passato recente, tra i quali figurano lo stesso Borges e il pittore Xul Solar. I temi che allora infiammavano il dibattito intellettuale sono ben presenti nella narrazione, anche se spesso rivisitati in chiave parodica, grazie alla distanza temporale intercorsa. Per esempio, risulterà curioso trovare nel personaggio di Luis Pereda, che appare come un alter ego di Borges, un sostenitore acceso del nazionalismo letterario, ma queste erano proprio le posizioni nei primi libri di saggi dello scrittore, non a caso da lui ripudiati e recuperati solo di recente alla circolazione.
Fin dall'inizio entra in scena la figura di Samuel Tesler (identificato con Jacobo Fijman), che permette una prima festosa irruzione dell'elemento parodico, attraverso la descrizione del suo chimono, che ricalca quella omerica dello scudo di Achille. Alle allegorie dell'Iliade subentrano quelle legate alla vita della capitale argentina. Numerosi riferimenti richiedono una conoscenza molto dettagliata dell'ambiente intellettuale di Buenos Aires, al punto che lo stesso autore si è sentito obbligato a offrire, in un suo scritto autoesegetico, della chiavi di lettura. Ma, ai là di questi rimandi alla realtà extraromanzesca, è lo spirito della parodia ad animare soprattutto le pagine di Marechal. Essa si manifesta in modi particolarmente originali, intrecciandosi con il contrappunto continuo tra l'alto e il basso, la materialità più greve e gli slanci spirituali, a volte decisamente mistici.
La città che figura nel nome stesso del protagonista assume a volte delle connotazioni antitetiche rispetto a ogni volontà di ascesa, trovando il suo simbolo ironico nella figura della gallina. A essa Samuel Tesler contrappone l'immagine del gufo, come emblema filosofico della saggezza, ma probabilmente anche nel ricordo dell'uccello che il poeta messicano Enrique González Martínez aveva contrapposto al cigno modernista di Rubén Darío. In Adán l'opposizione alla volgarità dell'ambiente punta più sulla poesia che sulla speculazione filosofica. Inoltre gioca in lui un ruolo decisivo il richiamo alla carità cristiana, come chiave per affrontare i rapporti interpersonali.
Il romanzo si articola in sette Libri, gli ultimi due dei quali acquistano il carattere di appendici ai primi cinque che sviluppano la trama narrativa. Il Quaderno Vestito di Blu (ma perché non tradurre più semplicemente il "Quaderno dalla Copertina Blu"?) rappresenta il momento più intimo del protagonista autobiografico, che ripropone il Marechal poeta dei primi anni. Il Viaggio all'Oscura Città di Cacodelphia, il lungo episodio che chiude il romanzo, è una discesa infernale nelle viscere della metropoli. Qui, invece del Dante stilnovista e "Fedele d'Amore", compare come ispiratore il Dante infernale, anche se l'autore lascia intravedere, in un episodio precedente del romanzo, la prospettiva di una catarsi. Dopo una notte di sbornia, gli amici Adán e Samuel trovano un conforto nell'aiuto che si offrono a vicenda. Questo gesto in apparenza banale, ma ancora una volta ispirato alla carità, permette di scorgere, oltre agli orrori di Cacodelphia, la città della fraternità, quella Filadelfia annunciata dall'Apocalisse: "Filadelfia innalzerà le sue cupole e i suoi campanili sotto un cielo splendente come il viso di un bambino. Come tra i fiori la rosa, come tra gli uccelli il cardellino, come tra i metalli l'oro, così regnerà Filadelfia, città dei fratelli, fra le metropoli del mondo. Una moltitudine pacifica e felice percorrerà le sue strade: il cieco vedrà la luce, chi negò affermerà ciò che ha negato, l'esiliato calcherà il suolo natìo, e il dannato sarà infine redento".
L'impresa del traduttore, di fronte a un testo così complesso e ricco di giochi linguistici, è di quelle che fanno tremare. Per valutarla adeguatamente bisognerebbe forse introdurre un coefficiente di difficoltà, come avviene in certe gare sportive. Da questo punto di vista il giudizio è ampiamente positivo, perché il lettore italiano potrà godere nella nostra lingua delle invenzioni a getto continuo dell'autore. Le note, inoltre, lo aiutano a comprendere molti riferimenti culturali legati al contesto argentino. Naturalmente, in un'opera così estesa, si possono cogliere alcuni calchi, fraintendimenti o lapsus, come pure alcune scelte discutibili (per esempio quella già ricordata del Quaderno Vestito di Blu). A p. 57, per esempio, nella descrizione già citata del chimono di Samuel Tesler, figura l'immagine di una Repubblica con il berretto frigio e "rosee natiche", mentre l'originale parla di cachetes rosados, che sono, evidentemente, "gote" o "guance rosa". Forse l'alternanza, davvero bachtiniana, di alto e basso nel romanzo di Marechal ha teso un'insidia al bravo traduttore. Ma si tratta comunque di rilievi marginali, che non intaccano il valore complessivo di questo atto di coraggio. Attraverso questo grande romanzo, il pubblico italiano (e anche, si spera, l'editoria) capirà una volta di più che vale la pena di continuare a cercare nella narrativa ispanoamericana gli anelli mancanti del passato e non solo di inseguire l'ultimo prodotto di giornata, spesso più ricco di astuzia che di qualità.
Antonio Melis
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