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Il romanzo e tutto concentrato nella seconda metà del libro; solo allora infatti i dialoghi si fanno più intensi e la vera natura dei personaggi viene fuori. La prima parte e' un antefatto, a volte un po' pedante, ma la fine riscatta tutto il libro. Citazioni da ricordare. Libro da leggere.
Un romanzo ricco, con personaggi fantastici. Una scrittura densa, ma complessivamente scorrevole, anche se in alcune parti, seppur brevi, il romanzo risulta lento. I personaggi, ciascuno dal passato oscuro, intrecciano le loro storie, in un viaggio che per ognuno di loro ha un significato diverso, dalla fuga al piacere. Complessivamente un ottimo romanzo, ricco di avvenimenti, ottimi i dialoghi, pieno di storie d'amore, suicidi, omicidi, passione maniacale, vizi. Un alone di mistero avvolge i protagonisti fin dall'inizio. Un gomitolo che lentamente si srotola. La figura principale di Sounders, attorno alla quale e' improntato il romanzo, e' riuscitissima, oppiomane e radiato dall'albo poiche'.... Lo consiglio.
E' il primo lavoro che leggo di Maugham e ne ho ricavato un'ottima impressione. Il dottor Saunders guarda con curiosità ed ironia alle vicende degli uomini, consapevole della vanità dei loro affanni. Davanti a lui va in scena lo spettacolo dell'amicizia e della passione, il gioco degli equivoci, la superficialità dei sentimenti che si trasforma in tragedia. Sullo sfondo si respira l'atmosfera dei mari del sud, la magia delle notti passate sul ponte di una barca a guardare le stelle e lo stupore che accompagna il sorgere del sole sullo stretto canale tra due isole.
Recensioni
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Repêchage di gran razza, questo "nuovo" Maugham adelphiano, Acque morte, che nell'originale, uscito nel 1932, si chiamava The Narrow Corner, cioè Lo spazio angusto, come recita il titolo dell'edizione Sellerio, ancora piuttosto recente, del 1994 (ma il libro non era una novità assoluta neanche nel 1956, quando fu pubblicato nella Medusa mondadoriana con un titolo decisamente ingombrante, Questa nostra vita).
In una breve prefazione W. Somerset Maugham (1874-1965) informa che il germe del romanzo è da cercarsi nella Luna e sei soldi (1919), dove il capitano Nichols - poi uno dei personaggi principali di Acque morte - fa già una breve apparizione, e nello spazio di una pagina abbozza quella che sarà l'ossatura del romanzo a venire. Mentre il dottor Saunders, che è un po' la coscienza narrante del libro, si ritrovava fugacemente in un raccontino. E non si tratta qui solo di filologia, o genealogia letteraria per aficionados. Che i due personaggi più individuati del libro siano nati in storie non loro è molto significativo, mi sembra: perché anche la storia di Acque morte non gli appartiene veramente, gli sfugge, sfugge a tutti i suoi attori, come burattini sul palcoscenico del caso e dell'assurdo.
Radiato dall'albo dei medici, drogato, lettore indefesso dei grandi moralisti, dall'intelligenza vivacissima ma come anestetizzato verso le emozioni, il dottor Saunders si lascia vivere (e ci riesce egregiamente, è un ottimo oculista) nelle isole più sperdute dell'arcipelago malese - "un uomo tranquillo, di conversazione gradevole; capace di divertirsi a una sua facezia senza desiderare di farne parte ad altri". Poiché non ha niente di meglio con cui impiegare il tempo, s'imbarca con lo sgradevole Nichols e il più enigmatico Fred Blake, ragazzotto australiano di buona famiglia, in fuga - o meglio, alla larga - da un qualche fattaccio misterioso. Per un buon due terzi del libro non succede quasi nulla: i personaggi si scambiano qualche parola, qualche ricordo, si spiano senza troppo interesse; una tempesta imprevista, qualche partita a cribbage, un funerale celebrato quasi per gioco, il paesaggio e il caldo tropicale: i capitoli appiccicano e avvolgono, come il rollio della barca, o il soffio del monsone o i fumi dell'oppio.
Poi l'incontro con un olandese, un giovanottone idealista che parla a citazioni shakespeariane; e subito quello con un'improbabile famiglia, un vecchio avventuriero rinsecchito, il genero danese con la testa fra le nuvole (lì in culo al mondo, sta traducendo Camoes in ottave inglese) e la nipote bellissima e fatale. Improvvisamente il romanzo subisce un'accelerazione violenta: psicologie semplicissime e implacabili si scontrano: omicidi, suicidi, e un'ultima beffa del caso... Per ogni accadimento, una spaventosa sproporzione fra cause ed effetti, che di primo acchito lascia perplessi, quasi si trattasse d'un difetto dell'invenzione. Invece no, non credo, perché ora dell'ultima pagina il romanzo è investito da una ventata di nichilismo davvero possente: tutto è ironia, rapida illusione, come in un Conrad stenografato.
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