L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Breve romanzo di un giovane Autore. Il lavoro, la famiglia, la vita e la passione di un personaggio "normale", nè troppo bello o intelligente o felice ma con un talento naturale e innegabile per il biliardo, con cui il Protagonista affronta la vita riverberando sul panno verde gioie e dolori della sua semplice esistenza. Anche quando il dolore si affaccierà prepotentemente in qualche modo con tristezza e (in)coscienza si andrà avanti. Molto consigliato.
Niente da fare, 'sto ragazzo è davvero in gamba.
Letto appena uscito. Una piccola meraviglia. Bravo Pietro, aspettiamo tutti altre, numerose meraviglie.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il nuovo libro di Pietro Grossi giunge atteso dopo il consenso unanime tributato alla sua prova d'esordio (Pugni, Sellerio, 2006; cfr. "L'Indice", 2006, n. 6; un quasi esordio, se si considera un precedente molto in sordina). Quel libro di racconti aveva rivelato un talento di scrittore tra i più promettenti della nuova narrativa italiana. Come sempre in questi casi si attende di sapere se non sia il folgorante esordio destinato a rimanere insuperato, o se l'autore non abbia con il primo scritto anche l'ultimo suo libro, esaurendo in un'unica irripetibile prova tutto quello che aveva da dire.
La scelta del romanzo, anzitutto, mostra il coraggio di chi sceglie strade nuove rispetto a quelle già percorse, e il talento si conferma appieno, sebbene non ai livelli del precedente libro di racconti. Fa difetto in particolare, come già altri recensori hanno notato, l'accumulo, nella seconda parte, di episodi drammatici: un eccesso che stride con la misura classica dello stile dall'autore, perseguita con rigore, oltre che con una narrazione per solito costruita per sottrazione.
Dino, il protagonista, lavora per conto del comune a pavimentare di ciottoli le strade; con lui un gruppo di uomini umili, sinceri e di poche parole. E poi c'è il biliardo (l'"acchito" del titolo è la posizione d'inizio della palla), le lunghe serate attorno al tavolo verde, le interminabili sfide con il suo maestro, Cirillo, che a questa passione lo ha iniziato come a una filosofia di vita. A casa lo attende la moglie, Sofia: le loro cene dai gesti lenti, i lunghi silenzi, quel torpore domestico in cui trovare rifugio e da cui sono distolti solo quando parlano dei loro viaggi, del tutto immaginari, in paesi lontani, dalla moglie annotati fin nei minuti dettagli in certi quaderni.
Al lavoro, nella disposizione che dava a quei ciottoli, casuale solo all'apparenza, Dino ritrovava un ordine possibile: da leggersi anche, in una scrittura che si conferma ad alta temperatura allegorica, come una maniera, per Dino, di appagare il bisogno di dare ordine all'esistente, esorcizzando l'imprevisto che più ancora spaventa quando è anche, come talvolta nella vita, irreversibile. Così è anche per l'altra vera grande passione di Dino, il biliardo: "Faceva sempre un certo effetto veder tornare la palla nella sua posizione, era come se d'un tratto le cose si rimettessero a posto, come se malgrado tutto ci fosse una zona franca in cui le cose avevano una loro misura". Se Dino trascorre parte delle sue giornate attorno a un tavolo verde è perché sa di ritrovare sempre "un pezzo di mondo dove le linee e le forze e i movimenti seguivano percorsi esatti, senza fronzoli e voli di fantasia". Un mondo dove la sfortuna non esiste, e l'imprevisto se c'è può essere solo a favore. Un mondo in cui Dino sente di ritrovare insieme alla dignità, come nel libro si legge, il fondo più autentico di se stesso.
Le analogie sono tante tra il suo lavoro con i ciottoli e il gioco del biliardo, anzitutto nel tracciare traiettorie ordinate per costruirsi un riparo sicuro dalle insidie della vita; fondamentale, in entrambi i casi, è l'uso delle mani: le mani strumento dell'ingegno, com'è tipico dei lavori artigiani. Le mani o i pugni che Dino tiene, in una sua posa tipica, in tasca, affondate nel giubbotto (e le mani, nel libro Pugni, erano quelle del pugile protagonista del primo, il più bello, dei tre racconti).
E artigianale è certamente la concezione che Grossi ha della scrittura, arte non dissimile, in questa prospettiva, dal lavoro con i ciottoli e dal gioco del biliardo: comune è la "zona franca", la distanza di sicurezza, si direbbe che lo scrittore si crea, collocando le sue storie sempre in un passato imprecisato anche se non troppo lontano, quanto basta perché non sia insidiato dal presente, da cui rifugge, come Dino dalla realtà non compresa entro i confini del tavolo da gioco o, sulla strada, dal mosaico che con i suoi ciottoli compone. Tratto, questo, che marca la diversità di Grossi dagli scrittori italiani di oggi.
Impreviste, a sconvolgere la quieta esistenza del protagonista, giungono una buona e poi una cattiva notizia: quella buona, oramai insperata, annunciatagli dalla moglie, è la nascita del figlio; quella cattiva è l'arrivo dell'asfalto che sostituirà, per decisione del comune, gli amati ciottoli. L'asfalto, "poltiglia nera schifosa e appiccicosa", è associato a un'immagine di morte: Dino ora vedeva se stesso e i suoi compagni al pari di "becchini vestiti di nero che come automi gettavano sulla strada cadaveri di pietra". Gli rimarrà il biliardo.
Con Dino, Grossi ha tracciato il ritratto di un "onesto eroe moderno, l'eroe delle piccole cose", approfondendo nel romanzo un carattere già peculiare ai personaggi dei suoi precedenti racconti, avvitati su una concezione fortemente antagonistica del vivere, che per affermarsi devono scontrarsi, lottare, contro qualcuno o più semplicemente contro il proprio destino. Con Grossi potrebbe tornare a cadere in taglio, e in maniera pregnante, il discorso altrimenti desueto, nella narrativa italiana corrente, su personaggi e destino di debenedettiana memoria. Marcello D'Alessandra
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore