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L’Abominevole Donna delle Nevi viene rasata e introdotta nel mondo dello spettacolo con il nome d’arte Abo dell’Abruzzo. Luisa agonizza e configge nel suo delirio splendide schegge liriche, mentre le avventure di Gilgamesh proseguono in televisione, interrotte da annunci pubblicitari che invitano le mamme a comprare per le loro bambine, ormai sdegnose delle volgari bambole di plastica, il cadaverino imbalsamato «Cocca-Ciuk», con la sua culla-tomba di legno alabastrizzato capitonné. Limone, profanatore di tombe, si rifugia nella stanza di Elisabetta, vergine folle, che lo incatena e lo intrattiene con la sua conversazione di esilarante saggezza, inducendolo infine a tagliare insieme a lei vestitini per topi e – forse – a sposarla. Sono queste le données di alcuni dei testi teatrali di Wilcock raccolti in questo volume. Scritti fra il 1964 e il 1968, sono in gran parte assolutamente inediti e costituiscono perciò una parte dell’opera di Wilcock ancora tutta da scoprire: quella volta a registrare, con guizzante invenzione verbale, la demenzialità quotidiana, spesso qui anticipata nei suoi più recenti sviluppi, mentre sopra il tutto spesso aleggiano versi dolcissimi e desolati. Wilcock infatti amava la concisione e, come una volta egli stesso precisò, «la concisione porta naturalmente al verso: il verso è il discorso conciso per eccellenza».
Le commedie raccolte nel presente volume furono scritte fra il 1964 e il 1968; di esse sono qui pubblicate per la prima volta: L’abominevole donna delle nevi, Elisabetta e Limone, Casi delle ultime coppie e Da un’onda all’altra. L’agonia di Luisa fu invece pubblicata su «Sipario», n. 253, maggio 1967, Sei atti unici pure su «Sipario», n. 259, novembre 1967, e La caduta di un impero in Adelphiana 1971.
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